Se il dolore potesse parlare sarebbe muto come quello di Valentina Caso, la trentunenne madre di Giuseppe Dorice, il bambino di sette anni massacrato domenica scorsa dal patrigno a Cardito, in provincia di Napoli, e del quale ieri sono stati celebrati i funerali in una chiesa di Pompei, il paese del padre naturale. La donna è apparsa stravolta, spettrale, senza parole. È entrata nella chiesa di San Giuseppe sorretta da due familiari c he l'hanno accompagnata alle spalle dell'altare, dove c'era la piccola bara bianca su cui ha deposto un lieve drammatico bacio. Nessun saluto con il padre naturale e con la sua famiglia, chiusi a loro volta nel loro dolore nella prima fila della chiesa. L'unico a rivolgere a Valentina qualche parola è stato l'arcivescovo di Pompei, monsignor Tommaso Caputo, che ha officiato la cerimonia e al termine ha voluto dire qualcosa per dare un minimo senso a qualcosa che di senso non può averne. La donna ha poi lasciato Pompei tra gli insulti della gente, a bordo di un'auto scortata da due auto della Polizia municipale di Massa Lubrense, e ha fatto ritorno in quest'ultimo comune, dove ha trovato rifugio nell'ultima settimana, quella senza Giuseppe.
A Pompei ieri pomeriggio la commozione era densa come un banco di nebbia bucato dal bianco dei palloncini fatti volare a fine funerale, mentre l'aria era percossa da un applauso commosso e rabbioso. Lo stesso applauso che c'era stato all'arrivo della bara, mentre centinaia di persone erano lì a testimoniare il loro dolore e con essi tre sindaci (di Pompei, Cardito e Massa Lubrense), il sottosegretario con delega al Sud Pina Castiello, originaria della vicina Afragola, e il parroco della chiesa, don Giuseppe Ruggiero. Il copione della cerimonia è stato scritto dalle parole di monsignor Caputo, che nella sua omelia si è rivolto direttamente al bambino morto. «Caro Giuseppe - ha detto l'arcivescovo di Pompei - la vita ti ha perduto e ci mostra il rimpianto, la consapevolezza di un male che diventa malessere, ci mostra gli occhi sbarrati di fronte all'abisso e i cuori afflitti di chi sente la tua morte come un irreparabile sfregio all'umanità». Monsignor Caputo intravede nella vicenda di Cardito un'insidia: quella di abituarsi all'orrore: «Dovremmo abbandonare la concezione del male che lo banalizza, lo riduce a normalità. Questo atteggiamento porta a una folle abitudine al male, ci fa diventare indifferenti».
Giuseppe è stato massacrato domenica scorsa dal compagno della madre, il ventiquattrenne Tony Essoubti Badre, di padre tunisino e madre italiana, che ha scatenato la sua furia cieca contro il bimbo e contro la sorella di otto anni Noemi, che è attualmente in ospedale non in pericolo di vita. Una terza sorella, di quattro anni, ha trovato rifugio in una casa famiglia.
A loro andranno i soldi raccolti con le offerte di ieri. Badre, che ha confessato, è in ospedale a Poggioreale con le accuse di omicidio volontario aggravato da futili motivi e lesioni aggravate. Domani pomeriggio a Cardito si terrà una fiaccolata per ricordare Giuseppe.
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