Addio Province, restano i fantasmi 9mila stipendi ma senza un lavoro

La Madia: "Garantiremo un posto a tutti". Ma molti dipendenti potrebbero non avere una collocazione per due anni. E i sindacati protestano

Addio Province, restano i fantasmi 9mila stipendi ma senza un lavoro

Fine d'anno col botto per la Pubblica amministrazione precipitata nel caos. L'abolizione delle Province prevista dalla legge Delrio si intreccia con gli effetti dei tagli imposti dalla legge di Stabilità, approvata due giorni fa dal Parlamento. In estrema sintesi non è affatto chiaro il destino di circa 20.000 lavoratori che dal 1 gennaio risultano in esubero. Una volta abolite le Province che cosa faranno? Prenderanno lo stipendio per girarsi i pollici? O finiranno in mobilità per poi essere licenziati nel giro di due anni? I sindacati sono già sul piede di guerra e chiedono il varo di un provvedimento concreto per tutelare oltre ai dipendenti anche un migliaio di precari che dal 1 gennaio 2015 resteranno disoccupati. La soluzione dovrebbe arrivare oggi in Consiglio dei ministri. «Garantiremo una collocazione a tutti i lavoratori delle Province - assicura il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia - L'obiettivo è garantire un lavoro a ognuno di loro vicino casa». Ma se le Province sono abolite e risultano esuberi in alcuni casi del 50 per cento (come a Padova, Treviso, Rovigo, Verona) in altri del 30 (Milano, Torino, Palermo) che faranno questi lavoratori? Le promesse della Madia non convincono i sindacati che già proclamano agitazione e scioperi. Ieri lungo tutta la penisola migliaia di lavoratori hanno protestato davanti alle rispettive sedi provinciali per il clima di incertezza che avvolge la riforma e che coinvolge tutti i dipendenti. Che cosa succederà? La legge Delrio prevede il riassorbimento di una parte del personale da parte dello Stato, per esempio l'agenzia delle Entrate, o da parte delle Regioni e dei Comuni. Si tratta di circa 20.000 lavoratori. Di questi 8.000 lavorano nei Centri per l'impiego e verranno ricollocati nello Stato. Ne restano ancora 12.000 ma di questi circa 3.000 sono in zona pensione. Quindi il problema reale si porrebbe per 9.000 dipendenti che messi in mobilità dovranno trovare una collocazione entro i prossimi due anni o verranno messi fuori servizio, conservando però l'80 per cento dello stipendio. In alternativa un posto di lavoro part-time.

Un piano funestato da diversi punti interrogativi. Le Province mantengono alcune competenze come quelle sulla manutenzione stradale, l'edilizia scolastica e la difesa del suolo. Le altre funzioni dovrebbero essere assorbite dalle Regioni. Molti governatori però hanno già detto no sia all'assorbimento del personale sia a quello delle competenze. Ecco perché la Madia ieri cercava di gettare acqua sul fuoco spiegando che «non ci sono pasticci tra la legge di Stabilità e la legge Delrio» come invece sostengono i sindacati. «Abbiamo bloccato tutte le assunzioni - afferma la Madia - Proprio per dare priorità insieme ai vincitori di concorso non assunti alla mobilità delle Province». Insomma le Regioni non devono assumere altri lavoratori ma ricollocare gli ex dipendenti delle Province accollandosi anche le spese delle nuove competenze.

A sentire quel che resta delle Province poi i tagli previsti dalla legge di Stabilità non consentirebbero di garantire i servizi ai cittadini ancora a carico delle Province. È quanto sostiene il presidente dell'Unione Province italiane, Upi, Alessandro Pastacci.

«La legge di Stabilità ha imposto alle Province e alle Città metropolitane tagli non sostenibili - dice Pastacci - si apre una fase difficilissima per la continuazione dell'erogazione di servizi essenziali ai cittadini e per risolvere la complessa operazione di ricollocazione del personale».

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