C ase, bugie e videotape. Le prime sono di proprietà del Campidoglio: case nel cuore del centro storico di Roma affittate a canoni ridicoli, comunque annegate nella morosità, spesso abitate da inquilini senza alcun titolo per starci.
Il video, invece, è il servizio sull'ultima Affittopoli romana andato in onda due sere fa su Italia Uno, nel quale la «Iena» Filippo Roma incalza il vicesindaco capitolino Luigi Nieri per aver scelto di «omissare» quasi completamente l'elenco del patrimonio immobiliare capitolino. Lasciando così aperto il dubbio che nell'elenco si possano celare inquilini più o meno eccellenti, sedi di partito e di sindacati e via privilegiando.
Le bugie, infine, sono quelle di Nieri. Che per giustificare l'incompletezza dell'elenco delle case dice davanti alle telecamere che «quello che non c'è, è perché il Garante della privacy non ci ha permesso di pubblicarlo». È così? L'autorità presieduta da Antonello Soro è lo scudo che salva il Campidoglio e giustifica gli omissis ?
Purtoppo per Nieri, assolutamente no. A sbugiardare nell'immediato il vice di Ignazio Marino in quota Sel sono proprio le Iene, che nel montaggio del servizio mostrano - subito dopo l'improvvida affermazione di Nieri - una email in cui l'ufficio stampa del Garante della privacy spiega che l' authority non è intervenuta «in alcun modo» nel «caso della gestione del patrimonio comunale di Roma né ha impedito in alcun modo la pubblicazione del nome degli affittuari».
Panzana scoperta e caso chiuso, dunque. Se non fosse che, ieri, Nieri attacca l'«operazione di bassa lega pseudo-giornalistica fatta durante la trasmissione Le Iene ai miei danni». Il vice di Marino se la prende proprio con l'email «che non si sa da chi sia stata firmata e non si vede da chi sia stata inviata alla redazione», poi tira fuori l'asso dalla manica. Spiegando di aver tentato di stoppare il servizio avvertendo le Iene «di possedere un'inequivocabile documentazione che smentiva quanto diffuso nel servizio».
Per Nieri la email mostrata dalle Iene conterrebbe una informazione «palesemente falsa». E l'«asso» sarebbe il «parere» di un dirigente del Garante della privacy relativo alla «pubblicazione dei canoni di locazione o di affitto percepiti da Roma Capitale». Missiva che per il vicesindaco «già di per sé» è una «secca smentita» al fatto che «il Garante non sarebbe intervenuto in alcun modo nella vicenda».
Ahilui, più che un asso quello di Nieri pare un due di picche. E stavolta a sbugiardarlo ancora è proprio il Garante tirato frettolosamente per la giacchetta. Con un comunicato in cui si rimarca che «sul caso della gestione del patrimonio immobiliare del Comune, il Garante per la privacy non è intervenuto prescrivendo misure o formulando divieti di pubblicazione». Il «parere» si limitava a richiamare «la normativa di riferimento» che poi «spetta al Comune applicare correttamente». D'altra parte, l' authority sul tema era intervenuta sì, ma nel 2011, per l'«affittopoli» milanese.
Precisando che «la pubblicazione sui siti web di dati personali relativi agli affittuari» è «in generale ammessa» se prevista da leggi o regolamenti. E se non prevista è comunque pubblicabile nel «Piano triennale per la trasparenza e l'integrità che ogni amministrazione è tenuta a predisporre». Campidoglio compreso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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