Alfano cancella Ncd per rifare la Dc (ma senza Verdini)

Il 18 marzo l'assemblea, bocciato chi voleva tornare con Berlusconi. Obiettivo 10 parlamentari

Alfano cancella Ncd per rifare la Dc (ma senza Verdini)

Roma - Renzi ordina. Alfano esegue. Missione conclusa, senza troppi rimpianti, per Ncd. Il ministro degli Esteri si prepara a modificare il nome alla forza politica fondata nel 2013, dopo la rottura con Forza Italia, per appoggiare i governi del Pd. Via la parola destra dal simbolo. Angelino Alfano ha convocato l'assemblea nazionale per il 18 marzo a Roma con l'intenzione di trasformare Ncd in un nuovo soggetto politico. Il 2 marzo la direzione nazionale definirà il percorso. Non si scioglie ma cambia veste la creatura politica nata dopo il tradimento a Silvio Berlusconi: la decisione dell'ex titolare del Viminale è arrivata al termine di una serie di riunioni con i big del partito. Passa la linea dei filorenziani, nonostante le resistenze dell'ex ministro Maurizio Lupi che avrebbe optato per un ritorno nel centrodestra. Nei giorni scorsi sono partite le convocazioni dei delegati regionali. È il primo passo per traghettare definitivamente Ncd nell'arco del centrosinistra. Matteo Renzi e Giuliano Pisapia, il nuovo leader di Campo progressista, hanno imposto ad Alfano di eliminare dal nome del partito la parola«destra»: in caso contrario non ci sarà spazio per un'alleanza politica alle elezioni. Il prossimo 18 marzo, Alfano a Roma proporrà all'assemblea una identità nuova. Un nome era già pronto: «Italia Popolare» era la prima soluzione ma risulterebbe già registrato. «Moderati e Popolari» potrebbe essere l'alternativa su cui si sta lavorando in queste ore. L'assemblea potrebbe ratificare anche un altro passaggio politico: la fusione tra gli alfaniani e il movimento dei «Moderati» di Giacomo Portas, ex deputato Pd, dando vita ai gruppi unici a Montecitorio. Si rafforza, dunque, l'asse tra ministro degli Esteri e l'ex premier. Un asse rinsaldato dopo la decisione di Alfano di appoggiare la linea del segretario dimissionario del Pd per il voto anticipato, in cambio di una legge elettorale che sposti il premio di maggioranza dalla lista alla coalizione; l'unico sistema che consentirebbe ad Alfano di riportare una decina di parlamentari a Roma. Soprattutto al Senato, in alcune Regioni (Campania, Sicilia e Puglia), l'ex ministro dell'Interno è certo di poter superare la soglia di sbarramento. Dalla data delle elezioni dipenderà anche la prospettiva politica del nuovo soggetto che il ministero degli Esteri lancerà a Roma. Se passa la forzatura sul voto anticipato, sia giugno o settembre, non ci sarà tempo per strutturare un nuovo partito centrista: si profilerebbe, dunque, lo scenario di un cartello elettorale, una semplice lista, tra Alfano, Pier Ferdinando Casini e il movimento «Fare» di Flavio Tosi.

Per ora c'è il veto sull'ingresso di Denis Verdini nella nuova costituente centrista. Costituente che partirebbe dopo l'estate nell'ipotesi in cui si giunga alla scadenza naturale della legislatura. Per presentarsi all'appuntamento elettorale con una Dc nuova di zecca.

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