Altro che cervelli in fuga. Il nuovo Rinascimento parte dal Genio vagante

Il premio per i nostri talenti che si affermano all'estero, esportando valore e competenze

Altro che cervelli in fuga. Il nuovo Rinascimento parte dal Genio vagante

Pier Vittorio Tondelli raccontava e scriveva volentieri di quando lui e i suoi amici emiliani, all'inizio degli anni '70, andavano all'incrocio dell'Autostrada del Sole con quella del Brennero: per sognare. Da lì, chi sa, un giorno avrebbero potuto partire verso il Nord, alla scoperta dell'Europa e del mondo. Se fosse partito davvero, oggi lo definiremmo «cervello in fuga». Invece no, sarebbe stato semplicemente un cervello capace di portare con forza maggiore la letteratura italiana nel mondo.

Pensavo a questo, un anno fa, a Montreal, dov'ero per progettare una mostra sul Vittoriale con il direttore dell'istituto italiano di Cultura Francesco D'Arelli, uno di quei direttori che fanno del loro istituto un'eccellenza della Farnesina. D'Arelli è convinto che quei ragazzi siano «l'espressione del rinnovato umanesimo italiano, la nostra forza creativa, l'esperienza vivida del pensare, dell'immaginare e della volontà di trasformare». Ha ragione: non sono emigranti vecchio stampo ma ben laureati, con dottorato e master, insomma i «cervelli in fuga». Tutti, o quasi, hanno trovato lavoro e fatto carriera: un ingegnere minerario sardo, una fisica milanese, un chimico emiliano, un avvocato e webmaster napoletano.

La polemica su questi giovani lamenta che noi li abbiamo mantenuti agli studi e venuto il momento di utilizzare il loro sapere ci abbandonano: e giù recriminazioni perché non siamo in grado di offrile loro un impiego, o non sappiamo riconoscerli, ma sempre con una sottintesa accusa di avere abbandonato la nave che affonda. Tutti ricordiamo l'infelice dichiarazione di un ministro, che sentenziò «meglio non averli fra i piedi». Meglio sarebbe se restassero e facessimo fruttare le loro eccellenze per tutti noi.

Ad andarsene, spesso, sono i più brillanti e intraprendenti, quelli che non si accontentano, che vogliono sperimentare. È gente con una marcia in più, sufficiente se non altro per rinunciare alla comodità della mamma che stira le camicie, della nonna che offre il pranzo domenicale, degli amici con i quali ricordare i bei tempi del liceo. Quei ragazzi - come gli artisti, gli scienziati e gli artigiani rinascimentali - portano nel mondo la sapienza italiana, sono riconosciuti come italiani e ci restituiscono in prestigio ben più di quanto hanno avuto. I loro superiori, i colleghi, i nuovi amici stranieri sperimentano ogni giorno che l'Italia non è soltanto pizza e moda, ma anche conoscenza, tecnica, scienza, lavoro duro, coraggio, determinazione. Sono la speranza di un nostro Rinascimento nel mondo.

Da queste considerazioni nacque l'idea in controtendenza di istituire il premio Genio Vagante, assegnandolo ogni anno in un differente istituto italiano di cultura. Il premio - una splendida scultura realizzata dal maestro Ugo Riva - sarà patrocinato dal Vittoriale degli Italiani in omaggio al motto dannunziano «Arma la prora e salpa verso il mondo». E non si esaurirà in una cerimonia, ma cercherà di mettere in contatto fra loro tutti i «geni vaganti».

La prima edizione è stata celebrata alla Casa Italia di Montreal, il vincitore è il chimico di Reggio Emilia Andrea Paolella, 33 anni, arrivato nel 2013 con moglie ungherese e una neonata, eccellente fotografo e appassionato di Tondelli, toh, sul quale ha pubblicato un libro. Paolella, che aspetta un'altra bimba in luglio, si laureò nella sua città e prese il dottorato all'istituto italiano di tecnologia di Genova, uno dei nostri maggiori enti di ricerca. Invano cercò lavoro in Italia, venne a Montreal, campò per un anno con dei lavoretti, si iscrisse alla prestigiosa università McGill, e lì venne scoperto da HydroQuebec, la più grande compagnia idroelettrica canadese, che fornisce energia a tutto il Nordamerica. Quell'energia vogliono ingabbiarla in batterie sempre più potenti e durature: e hanno messo Paolella a capo di un gruppo di ricerca. Mi ha portato a vedere dove lavora, un edificio immenso adibito solo alla ricerca. Ha pubblicato su Nature, la bibbia dei ricercatori, i suoi capi lo guardano con occhi luminosi, gli hanno offerto di lavorare meno per prendere un'altra laurea, in ingegneria elettrica, sogna e studia una batteria capace di far viaggiare un'auto per mille chilometri senza benzina e senza ricarica. Guadagna 90mila dollari canadesi l'anno (60mila euro), presto saranno di più, e ormai ha la doppia cittadinanza. «Noi vogliamo condividere i saperi per convincere l'Italia a riportare i saperi al centro: con amore per il passato e slancio verso il futuro», sostiene. «Torneresti in Italia?». «Subito. Ma a fare che? Lì non investono in ricerca e innovazione».

Importiamo tecnologia che non riusciamo a produrre, esportiamo cervelli per produrla.

Almeno onoriamoli, queste vittime gloriose della nostra incapacità. Nel 2018 l'assegnazione del premio Genio Vagante avverrà all'Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam. Lì, i ragazzi italiani non vanno soltanto per fumare canne, come si crede.

Twitter: @GBGuerri

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