C he la sicurezza in Italia sia ormai un sogno irrealizzabile lo constatiamo tutti i giorni. Rapine in casa, scippi, aggressioni e stupri sono diventati cronaca abituale. A volte c'è qualche sussulto, quando un cittadino esasperato reagisce per proteggere i propri cari e la sacralità della proprietà privata. Ma siamo nel Belpaese, dove difendersi è più grave di aggredire e dove un criminale a processo ha più diritti della vittima, spesso costretta a risarcire il rapinatore perché ha osato reagire. Vorremmo dire che così va il mondo, ma non è vero: così va solo l'Italia e sta andando in malora, grazie a leggi inadeguate e a sentenze che, invece di punire i veri delitti, tendono a rieducare chi esercita il sacrosanto diritto di difendere se stesso, i propri cari e i propri beni.
Ci sono giudici, però, che la pensano diversamente e che ritengono sia giusto armarsi perché lo Stato non è in grado di tutelare i propri cittadini. Uno di questi è il magistrato trevigiano Angelo Mascolo. «Lo Stato non c'è, d'ora in poi sarò armato», ha affermato in una lettera pubblicata ieri dalla Tribuna di Treviso. Sono in molti a pensarla così, ma desta sorpresa il fatto che sia un giudice a dirlo esplicitamente. Mascolo ha annunciato di voler detenere un'arma per esercitare il suo «diritto alla difesa».
Che cosa ha spinto il magistrato a prendere questa decisione? Lo ha spiegato lui stesso, raccontando un episodio accadutogli qualche sera fa, quando ha sorpassato un'auto, il cui guidatore, evidentemente infastidito, ha cominciato a inseguirlo puntandogli gli abbaglianti. Il giudice però è riuscito a raggiungere una pattuglia dei carabinieri e gli inseguitori hanno motivato la loro condotta affermando che «volevano esprimere critiche al suo modo di guidare». Una versione che non sta in piedi, secondo Mascolo: «Se fossi stato armato, com'è mio diritto e come sarò d'ora in poi, che sarebbe successo se, senza l'intervento dei Carabinieri, le due facce proibite a bordo della Bmw mi avessero fermato e aggredito, come chiaramente volevano fare?». E qui il magistrato ha denunciato l'amara realtà. «Se avessi sparato, avrei subito l'iradiddio dei processi eccesso di difesa, la vita umana è sacra e via discorrendo da parte dei miei colleghi che giudicano a freddo e difficilmente, ed è qui il grave errore, tenendo conto dei gravissimi stress di certi momenti».
La questione della legittima difesa, secondo Mascolo, «è un problema di secondo grado, come quello di asciugare l'acqua quando si rompono le tubature. Il vero problema, invece, sono le tubature e cioè che lo Stato ha perso completamente e totalmente il controllo del territorio, nel quale, a qualunque latitudine, scorrazzano impunemente delinquenti di tutti i colori». Secondo il magistrato, «la severità nei confronti di questi gentiluomini è diventata, a dir poco, disdicevole, tante sono le leggi e le leggine che provvedono a tutelarli per il processo e per la detenzione». In poche parole, in Italia il processo è fatto per l'imputato, non per la persona offesa.
Il giudice ha concluso la sua lettera augurandosi che l'Italia si desti e ha ricordato uno storico episodio: «Golda Meir, dopo i fatti di Monaco '72, disse che ci sono dei momenti in cui uno Stato deve venire a compromessi coi suoi valori e fece inseguire e uccidere uno per uno gli attentatori».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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