Roma - Un insolito destino unisce le giunte pentastellate di Roma e di Torino e le sindache indagate Virginia Raggi e Chiara Appendino. Entrambe dilettanti della politica come Movimento impone, per districarsi nei complicati meccanismi della macchina comunale s'erano affidate a potenti e smaliziati uomini-ombra, promossi a capo di gabinetto.
Fedelissimi ad personam, poco o per nulla organici al M5s, ma fondamentali per l'amministrazione delle due grandi città. Nella capitale la Raggi aveva scelto Raffaele Marra, già in Campidoglio con giunte d'altri colori. È andata come sappiamo, con quell'accusa di falso per la nomina del fratello di Marra, Renato, che le è costata una richiesta di rinvio a giudizio. Sotto la Mole l'Appendino aveva optato per Paolo Giordana, anche lui con trascorsi in altri partiti, da An al Pd, anche lui considerato «sindaco ombra» ma capace, più di Marra, di avvicinarsi dopo la nomina ai vertici del Movimento, pur restando inviso a molti notabili a Cinque Stelle, come il candidato premier Luigi Di Maio.
E anche a Torino i guai giudiziari della Appendino sono in qualche modo legati al braccio destro. Prima i disastrosi incidenti a piazza San Carlo, la sera della finale di Champions, con Giordana coordinatore della serata, poi l'iscrizione nel registro degli indagati di entrambi (e dell'assessore al Bilancio, Sergio Rolando) per un presunto falso in atto pubblico nel bilancio comunale. E ora la storiaccia della multa sul bus da far togliere all'amico, e il successivo passo indietro, proprio nel giorno in cui Giordana era andato a farsi interrogare in procura per l'inchiesta sul bilancio. Insomma dopo Raggi, anche Appendino ora è orfana del suo alter ego, quel «Rasputin» a lei vicinissimo fin da quando la sindaca era solo una consigliera d'opposizione, considerato tra gli artefici del trionfo pentastellato in città e del quale, adesso, dovrà fare a meno.
Un bel problema, per quanto Beppe Grillo - che pure l'estate scorsa era tra gli ospiti del quarantesimo compleanno di Giordana al «Toret» di piazza Solferino - adesso minimizzi: «Non c'è un caso. Si è risolto tutto in 24 ore. È una meraviglia. Sono test che dovrebbero far riflettere su come siamo». Di certo ora la sindaca, che ha difeso Giordana fino alla fine, e ancora non ha sciolto la riserva sulle dimissioni, dovrà trovare un sostituto. A farne le veci, almeno per ora, sarà il massimo dirigente del comune, il vicedirettore generale Giuseppe Ferrari, altro potente abituato a stare dietro le quinte dell'amministrazione, segretario generale del Salone del Libro, burocrate di lungo corso convertito dal centrosinistra al new deal pentastellato, che in prospettiva potrebbe scalzare anche ufficialmente l'ex capo di gabinetto.
Sono date in ascesa pure le azioni di Luca Pasquaretta, trentenne capo ufficio stampa che, negli ultimi mesi, ha esteso le sue competenze tenendo i rapporti con l'opposizione e facendo da consulente di fatto della sindaca anche nella delicata partita delle nomine delle partecipate, tanto da essere
già indicato, qualche mese fa, come possibile successore di Giordana, magari con la benedizione di quest'ultimo. Sempre che alla fine non sia proprio il capo di gabinetto uscente, passata la bufera, a succedere a se stesso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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