Aprilia (Roma) - «Ma dove viviamo? Ma tutti qui stavano?». La signora che aspetta il bus davanti al distributore di benzina sulla statale che attraversa Campoverde, borgo a pochi chilometri a Sud di Aprilia, legge sgomenta sui giornali che anche Ahmed Hanachi, il killer di Marsiglia, aveva vissuto nell'Agro Pontino. Un luogo che, ultimamente, sembra offrire terreno fertile non solo all'ortofrutta ma anche al radicalismo islamico. Qui, a Campoverde, ha vissuto Anis Amri, il killer del mercatino di Natale a Berlino. Qui, ad Aprilia, in via Guido Rossa, ha abitato Hanachi. Qualcuno, a Campoverde, dice di ricordarsi quella faccia. Localizzandola «tra le casette popolari vicino alla Conad», giura Guido, camicia a scacchi e volto segnato dal lavoro nei campi, osservando la foto segnaletica di Ahmed, arrestato qui in zona due volte, per furto e poi per spaccio di droga. Poi ci sono quei quattro, tunisini anche loro, che il Viminale ha rispedito in patria dall'Agro Pontino perché si erano radicalizzati. Quanto basta perché la procura di Roma decida di aprire un fascicolo contro ignoti, affidato all'aggiunto Francesco Caporale, per indagare sull'esistenza di una rete di supporto con base nel triangolo Aprilia-Fondi-Latina, che spiegherebbe il numero anomalo di terroristi e fondamentalisti attivi che sono transitati per questa zona, ipotizzando il reato di associazione con finalità di terrorismo.
Di Ahmed Hanachi, però, l'antiterrorismo esclude una radicalizzazione italiana. Qui era arrivato una dozzina di anni fa, e qui sarebbe rimasto fino al 2014, segnalandosi per episodi criminali di piccolo calibro ma senza mai dare l'impressione di essere un fanatico religioso. Anzi. Nel 2006 sposa Ramona, una ragazza di Aprilia, a sua volta coinvolta - indagata e poi assolta a settembre 2011 - da un'operazione che nella primavera del 2010 aveva sgominato un'organizzazione che riciclava in cocaina i proventi di rapine per poi rivendere la droga nell'Agro Pontino. Operazione che, ricordano i carabinieri, non era collegata ai precedenti di Hanachi. Il matrimonio tra i due non va bene. Pochi anni e arriva il divorzio. Gli ex suoceri di Ahmed, interrogati e perquisiti dagli uomini del Ros l'altra notte, si sono blindati in casa, e la madre di Ramona - che nel frattempo si è risposata con un connazionale dell'ex marito e ora vive in Tunisia, a Biserta - si sarebbe sfogata per i guai che l'uomo avrebbe provocato alla figlia e alla famiglia. «Meno male che l'ha lasciata, meno male che se n'è andato», avrebbe sbuffato ieri mattina la donna secondo un vicino, prima di richiudersi in casa, una palazzina di tre piani, tra prati e alberi di melograno dove, per qualche anno, hanno vissuto anche Ahmed e Ramona. Chi lo ricorda lo descrive come «non radicalizzato», occidentale sia nel modo di vestire che nelle abitudini. Eppure qualcosa dev'essere successo per portarlo ad ammazzare a coltellate le due giovani cugine che ha attaccato urlando «Allah Akbar» domenica alla stazione di Marsiglia, prima di essere freddato.
Per le autorità italiane, che avevano rilasciato il permesso di soggiorno scaduto a gennaio scorso (e a maggio l'anagrafe di Aprilia lo aveva per questo cancellato dai residenti), sarebbe proprio in Francia che l'uomo si sarebbe radicalizzato. E forse una conferma sono i fermi, almeno due, che la polizia transalpina ha effettuato ieri in connessione con l'attentato in un palazzo del centro. Forse erano loro a garantire supporto logistico ad Ahmed.
Ma resta la statistica che indica Aprilia come l'epicentro di un network di fondamentalisti, anche se il presidente della comunità islamica di Latina assicura che ogni «simpatizzante dell'estremismo» viene immediatamente denunciato. Ma sono tante le moschee abusive, nascoste nelle abitazioni e difficili da individuare. La rete della Jihad nell'Agro Pontino potrebbe nascondersi proprio lì.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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