Assunta in gravidanza Ombre dopo gli elogi: ex impiegati non pagati

L'imprenditore preso a esempio di coraggio Ma i dipendenti accusano: con noi scorretto

di Andrea Cuomo

Cenerentola è incinta e ha trovato lavoro, ma il Principe Azzurro si mette le dita nel naso e la zucca trasformata in carrozza ha qualche vermetto. Perché le favole, al giorno d'oggi, magari esistono ma hanno sceneggiature in chiaroscuro, e chi vuole sognare un po' si deve accontentare.

Cenerentola è Martina Camuffo, 36 anni. Una disoccupata dal sorriso limpido e dal pancione grande nove mesi che ha messo di buon umore l'Italia per essere stata assunta, qualche giorno fa, da un'azienda di web desing e web development con sede a Mestre. I due titolari in allitterazione, Samuele Schiavon e Stefano Serena, le avevano fatto un colloquio un paio di mesi fa e poi hanno deciso: malgrado a Martina mancassero appena dieci giorni al parto della secondogenita hanno scelto lei per curare la parte commerciale della compagnia, convinti dal fatto di averla vista lavorare con lo stesso ruolo in una importante aziende vinicola friulana. Quindi Martina ha firmato il contratto ed è stata messa subito in maternità. Comincerà a lavorare tra cinque mesi. Ai titolari andava bene così, il vino buono lo si aspetta, e non a caso Martina da quel mondo arriva.

Lacrime, commozione, insani accessi di ottimismo, avete visto non è tutto perduto, ci sono ancora padroni buoni, evviva, osanna e tutto l'armamentario buonista di una notizia che buona è, ci mancherebbe, ma insomma una rondine non fa primavera, soprattutto se è un passero. Schiavon ha raccontato di averlo fatto perché Martina è brava ma anche perché sua moglie, a suo tempo era stata licenziata quando era incinta. Quindi una vendetta al contrario, un gesto in controtendenza. Che trova subito tanti corifei. Matteo Renzi, in crisi di visibilità, sguaina la tastiera e scrive su Facebook un post per informare il mondo di aver chiamato Schiavon per ringraziarlo «come cittadino italiano per quello che ha fatto». Susanna Camusso, quasi omonima dell'assunta, brinda all'episodica negazione del «pregiudizio fortissimo sulle donne, sul lavoro delle donne e sul rapporto con la procreazione». E da destra Giorgia Meloni si intenerisce: «Ogni mamma italiana ringrazia».

Poi però arriva l'unghia che graffia il vetro lucente, la favola di Cenerentola si colora di nero. Ci pensa un'altra giovane donna, un'altra Martina che di cognome fa Cognolato e per la compagnia mestrina ha lavorato come grafica ed esperta di comunicazione. E la storia non è finita bene. «Non c'è dubbio che assumere una ragazza incinta sia un gesto splendido - scrive la giovane su Facebook -, ma forse bisognerebbe chiedersi: come si è comportato questo imprenditore con tutti gli altri suoi dipendenti e collaboratori? Male, molto male. C'è chi è in causa, chi come me aspetta ancora il Tfr, chi deve essere ancora pagato con belle cifre. E allora ce lo siamo chiesti: ma non è che è un'operazione di marketing?». Secondo Cognolato tra il 2014 e il 2016 tutti i dipendenti di Schiavon se ne sono andati perché «presi letteralmente in giro»: stipendi versati a singhiozzo e Tfr negati «con scuse futili e addirittura menzogne». Il post scatena altri commenti dello stesso tenore da parte di altri ex dipendenti della «Creative Way».

E la reazione di Schiavone: «È assolutamente tutto falso. Con gli ex dipendenti abbiamo risolto tutte le pendenze, nego che ci siano posizioni aperte o cause. Chi dice il contrario lo fa per avere cinque minuti di notorietà». In Italia una favola non dura mai a lungo.

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