È vero che Giuseppe Sala ha fornito un «indiscutibile vantaggio» a Eataly affidandogli direttamente e senza gara pubblica una grossa parte della ristorazione di Expo. Ma nel farlo non ha commesso reati. E va quindi archiviata, secondo il gip di Milano, l'inchiesta a carico dell'oggi candidato alla primarie del centrosinistra per le Comunali milanesi. Inchiesta di cui non si è saputo nulla fino alla notizia della chiusura senza conseguenze, pubblicata ieri dal Corriere della Sera.Nell'archiviare - il 12 gennaio - il fascicolo aperto il 29 luglio 2015 per abuso d'ufficio, il gip Claudio Castelli ammette che ci sono state condizioni di favore da parte del candidato «renziano» Sala all'imprenditore «renziano» Oscar Farinetti. Per il giudice però, il commissario unico ha agito nell'interesse pubblico, per il successo dell'Esposizione. «Sono esistenti e condivisibili - si legge nell'atto - i dubbi dell'Autorità nazionale anticorruzione sulla mancata osservanza della normativa originaria sugli appalti». L'assegnazione «con affidamento diretto» dei ristoranti di due dei dieci edifici del Decumano è del giugno 2013. In due occasioni il numero uno dell'Anac Raffaele Cantone ne aveva chiesto conto a Sala, ma aveva giudicato «non del tutto soddisfacenti le spiegazioni ricevute». Da qui la trasmissione delle considerazioni alla Procura di Milano e l'inchiesta dei pm Giulia Perrotti ed Eugenio Fusco. Continua il gip, che ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dagli stessi pm nell'ottobre 2015: Expo ha concesso a Eataly «condizioni economiche particolarmente vantaggiose». Anche rispetto a quelle applicate nelle gare per gli altri ristoratori. Una su tutte la richiesta di solo il «5 per cento» dei ricavi (più l'1% oltre i 40 milioni) contro «il 12 per cento» preteso dai concessionari diversi da Farinetti.Però? Però «non risulta univocamente dimostrabile l'elemento psicologico richiesto dal reato di abuso d'ufficio». Cioè, «anche in presenza di un indiscutibile vantaggio contrattuale per Eataly, non è dimostrabile che Sala abbia agito intenzionalmente per procurare un vantaggio ingiusto». Non sono emersi «motivi sotterranei», anzi fu «tangibile anche l'interesse pubblico di Expo ad avere Eataly tra i propri partner». Castelli avanza dubbi anche sul fatto, assicurato da Sala a suo tempo, che Expo avrebbe guadagnato un milione di euro, «affermazione dubbia e da riscontrare in presenza dei plurimi vantaggi assicurati a Eataly». Tuttavia l'affidamento diretto era giustificato «dalla necessità di rispettare i tempi». La violazione può essere «ipotizzata», ma è «quantomeno opinabile» vista l'eccezione prevista per legge che permette di bypassare la gara «per ragioni di natura tecnica o artistica» relative all'unicità dell'operatore. Questo è il caso di Sala-Farinetti e «rientra pienamente nella discrezionalità amministrative». Ma Sala sapeva di essere indagato quando è sceso in politica? «Se sì - attacca il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo (Sinistra per Pisapia) -, è grave. Aveva detto che in questo caso si sarebbe ritirato dalla competizione a sindaco». Poi Rizzo invita a distinguere tra reato e reputazione: «Non affiderei mai un incarico amministrativo a una persona che opera così». Fonti della Procura precisano che non ci sono stati atti formali nei confronti di Mr. Expo, che quindi non è stato informato. Sono però state sentite persone a lui vicine: non sarebbe strano se non glie l'avessero riferito? Rimane il fatto che l'appalto a Farinetti è solo uno degli aspetti della gestione di Expo finito sotto la lente dei controllori.
E che si aprono nuovi scenari sulla presunta «moratoria» delle indagini della Procura a guida Bruti Liberati. Il fascicolo prova che non ci sono stati sconti, fanno notare a Palazzo di giustizia. Anche se colpisce l'insolita segretezza concessa all'affaire Sala.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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