La prende da lontano: «Troia è in fiamme». Ma subito vira verso l'attualità: «Il cavallo è entrato con il tradimento e ha provocato lo sconquasso».
Edoardo Sylos Labini, direttore del dipartimento cultura di Forza Italia e marito di Luna Berlusconi, figlia dell'editore del Giornale Paolo, è nel suo ufficio milanese, sommerso letteralmente da libri e locandine di spettacoli teatrali. Ezra Pound, D'Annunzio, Marinetti, Nerone, Balbo. Poi, però, tocca ripiegare verso la cronaca: chi sono i cavalli di Troia?
«Qua bisogna azzerare tutto».
Tutto cosa?
«Forza Italia si è persa nei tatticismi esasperati, nelle liturgie degli yesmen , in un'azione confusa che non fa presa sull'opinione pubblica».
Con chi ce l'ha?
«Io penso quello che dico. Altri non dicono quello che pensano».
Lasci perdere le filastrocche.
«Io non sto né con Verdini, né con Fitto. Anzi, dirò di più: ci hanno scocciato e gli uni e gli altri. Io voglio un partito che offra dei contenuti, che sia aperto alla società civile, che recuperi il rapporto con il mondo che sta fuori».
Sia più esplicito.
«La gente è stufa di interrogarsi sulle manovre di Verdini, o sulle critiche di Fitto e di tutti gli altri che alla fine pensano solo al potere, alla poltrona, allo stipendio».
Lei ha sposato una Berlusconi: queste cose le ha dette al Cavaliere?
«Certo e credo che condivida il mio slancio per cambiare e rinnovare».
Più cultura e meno capibastone?
«Noi dobbiamo recuperare la nostra identità che è anzitutto culturale. Io sono, con Silvio Berlusconi, liberale e da liberale mi batto per cambiare il Paese oppresso da una sinistra novecentista ancora chiusa nel recinto dei suoi dogmi. Io voglio difendere la storia e la cultura dell'Italia, io credo che ci dobbiamo attrezzare per promuovere la bellezza del nostro territorio, io credo che dobbiamo combattere per uno Stato meno oppressivo. Meno fisco. Meno tasse. Una giustizia non di casta».
Scusi, ma Forza Italia non predica questi concetti sin dalla sua fondazione?
«Io sento solo parlare di accordi e di abboccamenti fra le diverse fazioni. Mancano i contenuti e manca una strategia per realizzarli».
D'accordo, ma come?
«Dobbiamo rottamare buona parte della classe dirigente del partito che non si mette mai in gioco, non rischia, aspetta sempre l'imbeccata giusta dal capo».
Ma il capo li ha tenuti al suo fianco.
«Berlusconi si è fidato delle persone sbagliate. Quelli che l'hanno seguito solo per il tornaconto, quelli che hanno fatto entrare il cavallo nemico, quelli che hanno abbandonato la città al suo destino».
Sylos Labini, lei è apocalittico.
«No, credo nella forza delle idee. E so che è arrivato il momento di aprire le porte a una nuova generazione. Capace di dialogare con l'intelligenza delle professioni e delle competenze, in grado di intercettare l'entusiasmo movimentista che oggi si esprime magari attraverso le liste civiche, idealmente vicine a noi, ma tagliate fuori da un partito burocratico e sclerotizzato, o si rannicchia nell'astensionismo dilagante.
Se Troia è in fiamme, si tratta di organizzare la fuga?
«Noi dobbiamo restare attaccati alle intuizioni e al carisma di Silvio Berlusconi. Se posso proseguire nel confronto con i classici dobbiamo caricarci, in certi momenti, Anchise sulle spalle».
Sarà, ma non si capisce chi è Enea.
«Enea arriverà. Ma intanto dobbiamo far sgorgare le energie che sono compresse, dobbiamo uscire dal circuito autoreferenziale dei capi e dei capetti, dobbiamo riprendere l'intuizione dei club di Marcello fiori che molti nel partito hanno boicottato».
Scusi, nella sua Eneide che posto occupa Renzi?
«Io di Renzi non mi fido. Io sono per l'opposizione. Dura e vera. Senza se e senza ma».
Mattarella?
«Non posso giudicarlo prima ancora del suo insediamento. Per ora osservo sbalordito la sinistra che prima ha applaudito il comunista Tsipras e ora è felice di morire democristiana».
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