Il lavoro dei prossimi mesi nei ministeri dell'Economia e dello Sviluppo sarà molto duro, indipendentemente dal fatto che restino in carica gli attuali titolari, Giovanni Tria e Luigi Di Maio, o che si formi un nuovo esecutivo. Se preverrà il forno giallorosso, poi, le tensioni saliranno al massimo sui principali dossier economici.
Un fronte molto caldo è quello bancario e Via XX Settembre è direttamente coinvolta nelle operazioni più complesse di salvataggio. Entro fine anno, ad esempio, il Tesoro dovrà comunicare alla nuova Commissione europea e alla Bce come intende articolare l'operazione di disimpegno dal capitale di Monte dei Paschi di Siena (del quale detiene il 68%) che dovrà concludersi entro il 2021. Sulle banche, in particolare Mps, il Pd e i Cinque stelle sono su fronti opposti da sempre. Il primo è il partito che ha salvato le banche, i secondi i principali oppositori.
Non meno delicata è la partita Alitalia nella quale Via XX settembre rappresenta l'architrave di tutto il salvataggio. Ferrovie dello Stato, Tesoro, Atlantia e gli americani di Delta dovranno presentare un piano con annessa offerta vincolante per la compagnia entro il 15 settembre. Sul tavolo ci sono diversi nodi ancora da sciogliere: dagli esuberi alla governance. Il partito di Luigi Di Maio è il principale regista del salvataggio, con la prospettiva di dare ai soci pubblici (Mef e FS) la maggioranza. Contrario il Pd.
Ovviamente, il tavolo Alitalia non può prescindere dalle sorti delle concessioni di Autostrade per l'Italia. In occasione della commemorazione del crollo del Ponte Morandi il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, ha lanciato un appello alle forze politiche. «A tutti coloro che oggi hanno chiesto verità e giustizia per le vittime, io rispondo: Potete farlo, possiamo farlo, revochiamo la concessione!». L'eventuale formazione di una maggioranza tra M5s e la sinistra potrebbe dare corso a un intervento d'imperio, finora ostacolato dalla Lega che ha sempre sottolineato la necessità di attendere il pronunciamento della magistratura ordinaria.
Lo stesso giacobinismo ha caratterizzato l'azione del ministro Di Maio nei confronti di ArcelorMittal sull'ex Ilva. Il 6 settembre il gruppo indiano non sarà più coperto dall'immunità penale. Il decreto Crescita ha infatti eliminato lo «scudo» collegato all'attuazione del piano ambientale dell'acciaieria di Taranto. Inoltre, è previsto dalla norma contenuta nel decreto Imprese un piano di tutele legali «a scadenza» strettamente vincolato al rispetto del piano ambientale.
A introdurre l'immunità fu il governo Renzi, intenzionato a facilitare il compito ai nuovi proprietari. Il Pd oppositore ha mantenuto la posizione a favore di una immunità piena. Se vorrà andare d'accordo, su questo come su altri dossier, un Pd nel governo giallorosso, dovrà cambiare posizione.
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