Bacchettata del Colle: "Il potere inebria"

Mattarella difende le authority e avverte l'esecutivo: «L'antidoto è la Carta»

Bacchettata del Colle: "Il potere inebria"

Roma - Bankitalia, Corte dei Conti, contabili del Tesoro, Inps, persino il Quirinale stesso. Dopo gli attacchi del governo a funzionari e grand commis, Sergio Mattarella difende «i tecnici e le autorità di garanzia» dal «potere che inebria». Dunque inebriati, sconvolti dai fumi alcolici del comando, devono sembrare al capo dello Stato i vertici della maggioranza giallo verde che in queste settimane vorrebbero «riallineare» tutti in barba alla Costituzione.

Davanti agli studenti saliti sul Colle, il presidente dà lezioni agli scolari disattenti e un po' ciucci che ora dettano legge da Palazzo Chigi. «L'esercizio del potere può provocare il rischio di inebriare, di far perdere il senso del servizio e far acquisire il senso del dominio». Nei giorni scorsi Di Maio e Salvini hanno polemizzato a muso duro con chi non favorisce il cambiamento, hanno chiesto obbedienza o dimissioni a funzionari pubblici, sono entrati in rotta di collisione con le articolazione terze dello Stato. Non si fa cosi, dice Mattarella, e non sono io a sostenerlo. È scritto sulla Carta.

Alla base di tutto c'è un concetto che forse non è chiaro a tutti, la separazione dei poteri. La democrazia italiana ha «un antidoto» all'accentramento del comando. «È - spiega il presidente - quel sistema di pesi e contrappesi, quel meccanismo di equilibri che distribuisce le funzioni e i compiti tra più soggetti in maniera che nessuno, da solo, ne abbia troppo». Di più. La Costituzione prevede «autorità indipendenti, cioè che non siano dipendenti dagli organi politici ma che, dovendo governare aspetti tecnici, li governano prescindendo dalle scelte politiche a garanzia di tutti».

Parole ruvide, rivolte a un governo che non dimostra senso dello Stato, o che confonde i due termini. Mattarella, dal canto suo, non vuole fare sconti, il suo è un lavoro complicato tuttavia necessario. «Essere presidente della Repubblica vuol dire essere garante dell'unita nazionale e di svolgere il ruolo di garante del buon funzionamento del sistema degli equilibri dei poteri».

Parole dure perché siamo arrivati a uno snodo cruciale della vita pubblica, al bivio tra democrazia e populismo. La situazione, nell'ottica del Colle, deve essere piuttosto grave se il capo dello Stato si sente in dovere di ricordare che le autorità indipendenti come la Banca d'Italia o la Corte dei Conti non possono obbedire ai partiti. Non è una questione di formalismo, ma di libertà fondamentali. E quando si attacca Palazzo Koch - era già successo ai tempi di Renzi - la reazione di Mattarella è immediata.

Questo metodo di vigilanza, di critica attiva e neutrale, verrà applicato dal Quirinale pure sull'esame della legge di Bilancio, una volta che avrà superato le schermaglie con l'Europa, la tempesta dei mercati, la stroncatura delle

agenzie di rating e il dibattito parlamentare. Il presidente, preoccupato per la stabilità finanziaria italiana e dalla tenuta del sistema Paese, vaglierà con attenzione ogni aspetto non solo costituzionale della manovra.

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