Roma - Si sono incontrati a sorpresa, a Firenze, nella sede del Consiglio regionale della Toscana. Una ventina di minuti a porte chiuse e poi via senza spiegazioni. Ma gli ingredienti per far diventare un caso l'inaspettato faccia a faccia tra il leader del Pd Matteo Renzi, grande accusatore di Visco e Bankitalia, e il presidente della Commissione bicamerale d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario Pier Ferdinando Casini, eletto a maggioranza dal Pd, ci sono tutti.
Perché può apparire quantomeno sconveniente il fatto che Casini, garante istituzionale di un'inchiesta parlamentare che in quanto tale dovrebbe essere super partes, abbia un colloquio privato con uno degli attori della sua indagine. Anche se ufficialmente era a Firenze per la presentazione di un libro, risulta difficile non pensare ad una convergenza di interessi e che sul tavolo non ci fosse anche la questione dei seggi in vista delle imminenti elezioni politiche. All'uscita l'ex premier non ha voluto dire nulla ai giornalisti, ma ha confidato al presidente del Consiglio regionale toscano, Eugenio Giani, di aver fatto con Casini il punto sull'attività della commissione e parlato delle future alleanze elettorali. L'incontro tra i due non poteva non sollevare polemiche. Le opposizioni sono andate subito all'attacco, i grillini in particolare sono partiti lancia in resta: «Perché Casini incontra Renzi in privato in Toscana? Si fa dettare un'agenda dalla commissione a uso e consumo del segretario Pd o passa all'incasso, dati i suoi servigi, in vista delle prossime elezioni?», chiedono i membri M5s dell'organismo bicamerale. L'ex presidente della Camera cerca subito di mettere a tacere le facili insinuazioni, tranquillizzando i Cinque stelle: «Stiamo sereni, se ci fosse stato qualcosa di riservato non avrei incontrato Renzi di fronte a centinaia di persone». Sicuramente quello delle banche è un tema ad altissima tensione e sul quale già altre volte si sono registrati strappi al bon ton istituzionale. Come quando nella stessa commissione d'inchiesta è stato inserito l'avvocato Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd, amico di vecchia data di Maria Elena Boschi e socio dello studio legale dove lavora il fratello dell'ex ministra. Questo nonostante il papà dei due Boschi sia stato il vicepresidente di Banca Etruria ed ora è tra coloro ai quali è stato chiesto un risarcimento milionario per il fallimento. Bonifazi, dunque, dovrà indagare sul padre del socio e dell'amica di sempre, la stessa che poi scriverà la mozione Pd contro il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco.
Un altro motivo che rende ancora più sospetto l'incontro tra Renzi e Casini, dal momento che la guerra contro Visco è uno dei temi caldi della campagna elettorale del leader Pd e spostare l'attenzione verso Bankitalia uno dei suoi obiettivi. Ad infuocare ancora di più il clima, la decisione presa ieri dalla presidenza delle due Camere di non prorogare la commissione sulle banche dopo la fine della legislatura.
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