Valeria Robecco
New York Steve Bannon test chiave del Russiagate: è questo che affermano fonti vicine al procuratore speciale Robert Mueller dopo la diffusione della notizia che l'ex stratega della Casa Bianca è stato chiamato a testimoniare nell'ambito dell'indagine. Bannon - secondo il New York Times - ha ricevuto un mandato di comparizione davanti a un grand jury sulla possibile collusione tra l'entourage del presidente americano Donald Trump e i russi. Ed è la prima volta che Mueller emette una citazione per ottenere informazioni da un membro dell'inner circle del tycoon. Il provvedimento è stato inviato dopo la diffusione di una citazione di Bannon nel libro «Fire and Fury», in cui si definisce «sovversivo» e «antipatriottico» l'incontro che nel giugno del 2016 si svolse alla Trump Tower di New York tra alcuni responsabili della campagna elettorale dell'allora candidato repubblicano e un avvocato russo, che si pensava avesse informazioni compromettenti su Hillary Clinton. Anche se in seguito all'uscita del testo l'ex numero uno di Breitbart News ha precisato che non si riferiva al figlio di Trump, ma solo all'ex capo della campagna elettorale Paul Manafort, negando ogni collusione dell'entourage di The Donald con Mosca.
La mossa di Mueller, secondo il «Nyt», potrebbe comunque essere un modo per indurre Bannon a cooperare, permettendogli di evitare il grand jury in cambio di una deposizione nel contesto meno formale degli uffici del procuratore speciale a Washington. Non è chiaro però come mai Mueller si sia comportato diversamente rispetto alla decina di altri funzionari dell'amministrazione interrogati negli ultimi mesi, nei cui confronti non ha emesso alcun mandato. Tuttavia, questo sarebbe il segnale che l'ex stratega non è personalmente al centro delle indagini, visto che secondo le norme del Dipartimento di Giustizia i soggetti nel mirino di un'inchiesta possono essere citati soltanto in rare circostanze. Intanto ieri Bannon ha testimoniato a porte chiuse davanti alla Commissione Intelligence della Camera, sempre nell'ambito del Russiagate (mentre venerdì sarà il turno del capo della comunicazione di Pennsylvania Avenue, la 29enne Hope Hicks). L'ex chief strategist, silurato dalla Casa Bianca nell'agosto scorso, è caduto in disgrazia dopo le rivelazioni shock contenute nel libro di Michael Wolff. In quel momento, infatti, si è consumato il divorzio da Trump, e poi ha perso il sostegno della miliardaria conservatrice Rebekah Mercer, sua principale finanziatrice e socia di minoranza di Breitbart. Fatto che lo ha costretto a lasciare il sito ultraconservatore.
In «Fire and Fury», peraltro, Bannon ha anche lanciato una premonizione, dicendo che Trump sarà portato nel baratro dalla figlia Ivanka. E proprio la first daughter è al centro in queste ore di nuove rivelazioni, secondo cui sarebbe stata usata dall'amica Wendi Deng. Gli 007 americani sospettano infatti che l'ex moglie del magnate dei media Rupert Murdoch, da cui divorziò nel 2013 dopo le voci di un affair tra lei e l'ex premier britannico Tony Blair, potrebbe essere un agente cinese. Secondo il Wall Street Journal (quotidiano di proprietà di Murdoch) all'inizio del 2017 i funzionari dell'intelligence informarono il genero di Trump, Jared Kushner, della possibilità che la donna potesse sfruttare la stretta amicizia con lui e la moglie Ivanka per promuovere gli interessi di Pechino.
In particolare Deng avrebbe fatto pressioni sul genero e sulla figlia del presidente perché il governo cinese potesse realizzare un'area all'interno del giardino botanico di Washington in cui sarebbe sorta una torre. E il sospetto è che proprio quella struttura sarebbe potuta servire per attività di spionaggio sulla Casa Bianca e Capitol Hill, sede del Congresso americano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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