Benvenuti in Clubhouse, l'audio-social dove diventi leader con una sola parola

Niente foto o video, non ci sono tag, nemmeno like e faccine. Scelto l'argomento, si interagisce solo attraverso note vocali

Benvenuti in Clubhouse, l'audio-social dove diventi leader con una sola parola

«Parole, parole, parole. Soltanto parole, parole tra noi». No, il successo degli anni Settanta di Mina non c'entra, ma questo nuovo social network all'apparenza non sembra nemmeno uscito dalla nostra epoca. Niente foto o video, non ci sono tag, nemmeno like e faccine. Parole, soltanto parole su Clubhouse, la nuova tendenza fatta di stanze virtuali dov'è necessario ricevere un invito e si interagisce solo attraverso note vocali in base all'argomento scelto. I file audio non si possono riprodurre su altre piattaforme, a dibattito finito le stanze svaniscono e - particolare non da poco in tempi di pandemia - si può stare tutti assieme fino a un massimo di cinquemila persone. È successo domenica scorsa, quando per Elon Musk c'erano solo posti in piedi mentre il patron di Tesla e Space X in due ore parlava a briglie sciolte di bitcoin, di intelligenza artificiale e dell'uomo su Marte. Si sono già iscritte al social oltre due milioni di persone, tra questi anche Oprah Winfrey e Drake, ma i più felici di tutti sono un imprenditore e un ingegnere. Nello specifico Paul Davison e Rohan Seth, rispettivamente fuoriusciti da Pinterest e Google, che hanno dato vita a Clubhouse ad aprile 2020, durante il primo lockdown nella Silicon Valley, proprio per sfruttare la voglia di interagire e dialogare ai tempi del distanziamento sociale. Il boom delle ultime settimane ha fatto schizzare alle stelle la valutazione dell'applicazione e si parla già di un miliardo di dollari, dopo che sono arrivati investimenti importanti da grandi fondi americani, tra cui l'immancabile Andreessen Horowitz, prima azienda statunitense di venture capital a investire in modo massiccio sui social già un decennio fa. Il boom è soltanto all'inizio anche perché Clubhouse attualmente è disponibile solo sull'App Store iOS, si può accedere unicamente tramite iPhone, ma lo sbarco su Android avverrà entro pochissimo tempo. «Volevamo un social diverso - hanno raccontato i due fondatori -, dove offrire un'esperienza più umana, non fatta di post, ma di incontri virtuali con altre persone per parlare e scambiare opinioni. Quando chiudi la nostra app devi sentirti meglio rispetto a quando l'hai aperta, perché hai conosciuto gente nuova o hai imparato cose diverse».

Per molteplici aspetti dietro a questa novità si cela un senso di mistero, quasi esclusivo, tra inviti e frasi che non possono uscire dalle stanze. L'idea del club e della cerchia ristretta rimanda alle basilari regole del Fight Club, film del 1999 diretto da David Fincher: «Prima regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club». Non servono nickname o indirizzi email, Clubhouse vuole nome, cognome e il numero di cellulare, anche se è già finito nel mirino in Germania per la scarsa tutela verso i dati personali di chi si iscrive, come ha fatto notare VZBV, organizzazione tedesca a difesa dei consumatori, che ha diffidato con una lettera formale Alpha Exploration, la società che possiede il nuovo social network con sede a San Francisco. Se per i due fondatori il bello deve ancora venire, anche le grane sono dietro l'angolo in quanto non è ancora chiaro come venga effettuata la moderazione dei contenuti verso messaggi violenti e contenuti inappropriati, soprattutto perché a un certo punto non resta traccia di ciò che viene detto.

E con qualche trucchetto l'anonimato può essere presto garantito, soprattutto per intrufolarsi in stanze segrete ed elitarie, come quelle che nei giorni scorsi hanno ospitato il procuratore distrettuale di San Francisco per parlare di serie questioni legate alla criminalità.

I leoni da tastiera già si leccano i baffi, ma ora che bastano le note vocali bisogna aspettarsi anche un'evoluzione della specie?

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