Silvio Berlusconi suona la carica e lancia una nuova sfida, rassicurando tutti sulla sua voglia di restare in campo, non certo come luogotenente, ma come attore protagonista. L'ex premier arriva nell'auletta dei gruppi di Montecitorio puntualissimo e con una gran voglia di togliersi qualche sassolino dalla scarpa e tornare a parlare al suo popolo. Innanzitutto ci tiene a negare qualsiasi intenzione di rottamare Forza Italia: «Da Repubblica solo menzogne, solo un folle potrebbe pensare di rottamare Fi e chi combatte al suo fianco. Il nome Forza Italia resterà perché è un bellissimo nome», dice davanti alla platea di amministratori azzurri, convocati da Marcello Fiori per raccogliere spunti e confrontarsi su idee concrete.
Il desiderio di rinnovamento, però, è difficile da nascondere. «Abbiamo un anno di tempo, forse due. Bisogna presentare a chi non vuole andare a votare una grande casa della speranza. Tutti i protagonisti devono venire dalla vita vera, dalla società civile». Pronta anche una prima bozza di programma. «Forza Italia deve essere il lievito di questa grande crociata di democrazia e libertà.
Vogliamo meno tasse, la chiusura di Equitalia, l'assegno di emergenza per le casalinghe, lo stop ai processi politici, un giro di vite sulle intercettazioni, l'abolizione della tassa sulla casa».
L'idea è quella di una entità federatrice che contenga al suo interno le diverse declinazioni del centrodestra italiano. Ma al di là degli strumenti, è la prospettiva che non cambia: l'ostinazione di Berlusconi nel non voler abbassare le armi, pur nella consapevolezza che questo può significare dover fronteggiare nuove inchieste giudiziarie. «Diverse volte mi è venuta la voglia di mollare tutto, ma mi frega il senso di responsabilità e quindi torno.
Sono ancora qui ad affrontare le ire della sinistra e le eventuali azioni di qualche pm. Ora non sono neanche più parlamentare, potrei trovarmi a non essere più in libertà». E poi sorridendo: «Se questo dovesse accadere, Cristo, io spero che abbiate il coraggio di fare una rivoluzione». Parte l'applauso, e subito un'altra battuta: «Lo prendo come un impegno. Per i kalashnikov rivolgetevi a Bossi». C'è anche spazio per una «scommessa» lanciata per confutare la tesi del processo sulla compravendita dei senatori. «Regalo 200 milioni di euro a chi dimostra che ho dato due milioni a De Gregorio».
Il perimetro politico non ammette fraintendimenti. L'asse con la Lega non si tocca. «Renzi non conta nulla in Europa anche perché tutti sanno che è un leader venuto fuori da giochi di palazzo e non da elezioni. Questa legge elettorale subirà cambiamenti. Il sistema dei 100 capilista è ingiusto, ci batteremo per un sistema di preferenze libero per tutti. Con Salvini ho un rapporto assolutamente tranquillizzante.
La nuova Forza Italia si alleerà con la Lega. Salvini conosce bene i suoi limiti e le sue capacità, sa parlare alla pancia della gente. Noi non lavoriamo solo con le ruspe. Quindi, ben venga il voto alla Lega, ma con la nostra capacità di recuperare il non voto e in aggiunta ai voti della Lega. Così avremo una grande maggioranza per cambiare il Paese».
Sullo sfondo pare sia partita una difficile trattativa «last-minute» per convincere Denis Verdini a non consumare lo strappo.Un dialogo non certo facile visto che il senatore toscano ha convocato una riunione per mercoledì prossimo che potrebbe risultare decisiva per il definitivo addio a Forza Italia.
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