Berlusconi avverte il premier: "Accordo anche sul Quirinale"

Italicum, il Cav dice no a Renzi su soglia al 3% e premio al partito: "Rispetti i patti". E sulla Lega: "Non vuole confluire in un listone"

Berlusconi avverte il premier: "Accordo anche sul Quirinale"

I paletti restano lì, piantati per bene, nonostante la nota post incontro con Renzi fosse molto «rose e fiori». Invece Berlusconi, intervenuto a Milano alla presentazione del libro di Michaela Biancofiore Il cuore oltre gli ostacoli , gli ostacoli li vede eccome. Soglia di sbarramento al 3% e premio alla lista anziché alla coalizione restano indigeribili. Almeno per ora. «I patti vanno rispettati e quindi, per me, le ultime due proposte avanzate da Renzi vanno accantonate». Anche perché, e questo è elemento nuovo «la Lega, interpellata, ha detto che non sarebbe mai confluita in un listone» con Forza Italia. Quindi va bene cedere qualcosa ma da qui ad arrivare al suicidio ce ne corre. Neppure sul 3%, per ora, sembrano esserci spiragli anche perché, sostiene Berlusconi «Pure per Renzi molti guai del Paese derivano dalla proliferazione dei partitini». Patto da stracciare, quindi? Nient'affatto: perché non c'è solo la legge elettorale sul tavolo ma anche la riforma del Senato. Berlusconi spiega la ratio che sta dietro il patto del Nazareno: «Sentivamo l'esigenza di rendere governabile questo paese e questo si può fare con un sistema monocamerale e bipolare». E, soprattutto, occorre poter dire la propria sul dopo Napolitano. «È pensabile e augurabile che centrodestra e centrosinistra convergano per eleggere al Quirinale qualcuno che dia ad entrambi garanzie di saggezza e di equilibrio». Sebbene di nomi il Cavaliere giuri che non se ne sono fatti, tra il premier e il leader di Fi c'è l'intesa sul metodo: «E credo che Napolitano confermerà la volontà di dare le proprie dimissioni entro la fine dell'anno». La partita del Colle è fondamentale anche perché se il patto si rompe, Renzi «dovrà rivolgersi al M5S, e abbiamo visto quali sono i loro candidati... che Dio ce ne scampi!». L'incubo-fantasma Prodi, mai nominato, aleggia in sala.

Berlusconi si ripresenta dopo molti mesi in pubblico per benedire il volume della Biancofiore. È di buon umore e ci scherza su: «Sono arrivato a pagina 12 ma voi compratelo eh...». Indossa occhiali scuri perché l'occhio gli gocciola ma la verve è quella di sempre: «Sono arrivato in canotto» è il suo esordio dopo un'accoglienza da rockstar: «Silvio, Silvio, Silviooo». La sala pende dalle sue labbra e lo acclama come leader indiscusso. Il Cavaliere, dal canto suo, giura di esserlo «obtorto collo» perché «a me non piace la politica». Non ne ho mai avuto ambizioni in questo campo. Sono sceso in campo e ritornato in pista dopo che il partito era sceso al 14% solo per senso di responsabilità». Messaggio chiaro ad Alfano su cui però non vuole infierire troppo: «Non ho mai detto non avesse il quid», promette solenne. Anche perché «per il bene del Paese le strade dei diversi partiti del centrodestra devono ricongiungersi». Facile a dirsi ma difficile a farsi tuttavia «si deve lavorare per superare le incomprensioni e andare uniti al confronto con il centrosinistra alle prossime elezioni. Questa è una necessità, un dovere è un augurio». Non solo: «Speriamo che qualcuno arrivi a essere riconosciuto come leader maximo di tutti i partiti che possono fondersi assieme. Ci sono tantissimi giovani bravi ma nessuno ha consenso e trasporto».

Salvini, forse? «Con lui ho un ottimo rapporto - dice il Cavaliere -. Lo trovo molto simpatico ed è efficace. Porta le magliette con su scritto “Basta euro”, “Basta immigrati”: funziona. E poi è milanistissimo e l'altra domenica siamo stati fino alle 2 e mezza di notte dopo aver visto la partita insieme». Ma c'è un ma: «Quando Salvini ha detto che voleva essere leader del centrodestra, Bossi gli ha risposto che il leader era ancora Berlusconi.

Per il Senatùr, che vedo spesso e sovente viene a casa mia, provo molta stima e affetto». Ma l'alleanza con il Carroccio Berlusconi la vede in discesa: «Non credo ci siano difficoltà a congiungere i nostri movimenti come è stato in passato».

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