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Da Bertinotti ai nuovi big. Vietti unisce destra e sinistra

Più che il programma, colpisce il parterre. Affollato e ancor più titolato

Da Bertinotti ai nuovi big. Vietti unisce destra e sinistra

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Più che il programma, colpisce il parterre. Affollato e ancor più titolato. E pure la platea non scherza. Non c'è Pier Ferdinando Casini, fermato dalla febbre, e invece non mancano Fausto Bertinotti e l'inseparabile moglie Lella. In un talk pomeridiano, ecco fianco a fianco Irene Tinagli, europarlamentare e volto televisivo del Pd, Carlo Fidanza capo delegazione a Bruxelles di Fratelli d'Italia, e Massimo Romeo, presidente dei senatori della Lega. Una spruzzata di Prima repubblica, della seconda e pure della terza, ammesso che ci sia.

Professori universitari, come Cesare San Mauro che insegna diritto dell'economia alla Sapienza e Giovanni Andornino, titolare a Torino della cattedra di Relazioni internazionali dell'Asia Orientale. Pezzi della dirigenza pubblica. Il procuratore generale della cassazione, Luigi Salvato. Ministri: Gilberto Pichetto Frattin vaga da un salone all'altro, braccato dalle telecamere che, oltre le vetrate del grand hotel Regina Palace, inquadrano l'incanto del lago Maggiore.

Sono tutti insieme, sotto la regia di Michele Vietti, già vicepresidente del Csm e qui come numero uno della fondazione Iniziativa Europa, e dell'avvocato Giuseppina Rubinetti, anima del forum. Il titolo è ambizioso e insieme crudele: Europa rapita: dove ritrovarla. «Non possiamo accettare - spiega Vietti - un mondo in cui siano solo gli Stati Uniti e la Cina a dare le carte. L'Europa deve ritrovare i suoi valori».

Serve per questo la politica: «Ma ci vogliono - annota Vietti - persone e luoghi in cui la si faccia» e si ricompongano le opinioni. Ecco la formula segreta di questa manifestazione, quasi una Cernobbio tricolore, qualcosa di antico e di terribilmente necessario in un'epoca, come la nostra, in cui sembra che tutte le bussole - dall'Onu in giù - siano saltate.

Alfredo Mantovano si collega da Roma: «Mi scuso, ma devo stare dietro a tutti gli impegni, in pratica sono agli arresti domiciliari». Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio difende gli hotspot annunciati in Albania «che alleggeriranno la pressione nel pieno rispetto della legalità». Luigi Di Maio, ormai lontano dalla casa madre grillina, parla della tragedia del Medio Oriente.

Oggi tocca a Bertinotti, alla sondaggista Ghisleri, al guardasigilli Carlo Nordio e, in chiusura, al ministro della Protezione civile Nello Musumeci.

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