Notte in bianco, telefonate e sms (con Renzi, che lo sprona: «tieni duro») per fissare la linea da tenere di fronte a quel numero mai immaginato, sei elettori su dieci che non votano, la base Pd che se ne sta a casa e abbandona il Partitone. Solo verso le 11 del mattino Stefano Bonaccini si concede due ore di riposo, prima di affrontare il day after della «vittoria mutilata», le domande sul perché, sul messaggio delle urne emiliano-romagnole per Renzi.
La legge elettorale regionale varata a luglio assegna 29 seggi (su 50) al Pd col 49%, più due consiglieri all'alleato Sel. Dall'altra parte un'opposizione che ha come gruppo più numeroso la Lega, otto consiglieri sull'onda di un fragoroso 19,4% (giù invece M5S e Forza Italia). Una maggioranza blindata ma con i piedi d'argilla. «La vittoria è vittoria, anche Obama o il sindaco di New York sono stati eletti con queste percentuali ma nessuno dice che sono dimezzati» spiega in conferenza stampa il neo governatore, con l'aria seria non da trionfatore. «C'è un grosso problema di partecipazione, c'è un rapporto da ricostruire con l'elettorato, e lo schiaffo ricevuto dalla Fiom, che ha detto di non votarci, è incomprensibile ma non va banalizzato. Ma l'astensione ha colpito tutti, è sbagliato metterla in capo soltanto al Pd».
La corsa di Bonaccini, ex bersaniano convertito al renzismo, classica carriera da funzionario di partito all'ombra dei due padrini Errani e Bersani (il «tortello magico»), era partita già in grigio, con le primarie vinte con l'affluenza più bassa mai registrata dal Pd, solo 58.119 votanti, meno del numero degli iscritti Pd in regione (75mila). Un campanello d'allarme, che forse è stato sottovalutato dal partito di Renzi, dopo l'ubriacatura di voti alle Europee (1,2 milioni in Emilia Romagna). Poi ci si è messa la grana giudiziaria, l'inchiesta sulle spese del gruppo consiliare Pd, quasi tutti indagati compreso Bonaccini che però ha incassato la richiesta di archiviazione dei pm, in tempi record (il fascicolo non è chiuso: «Attendo serenamente la decisione del gip»). Il «Bruce Willis di Campogalliano» (come lo chiama Renzi), appassionato di pallone, un look ringiovanito dopo l'adesione al renzismo, ha sentito lo schiaffo.
E, assicura, l'eco è arrivato a Roma: «Renzi difficilmente sottovaluta i segnali. Una parte di non voto è legata ad uno schiaffo su alcune scelte del governo». Romano Prodi riassume con un proverbio: «Come ti fai il letto, così dormi ».PBra
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