Sostegno alle transizioni democratiche nel Nordafrica e aiuto anche economico alla Tunisia, colpita dai terroristi islamici proprio perché rappresenta un caso di successo di quelle transizioni. È il messaggio che è uscito dal vertice dei capi di Stato di governo dell'Unione Europea che si è concluso ieri a Bruxelles e al quale ha partecipato per l'Italia il premier Matteo Renzi.
Nel linguaggio un po' burocratico del comunicato sottoscritto dal Consiglio dei Ventotto, l'Ue condanna con forza «lo scioccante attacco perpetrato contro la Tunisia» e si dice pronta «a intensificare la cooperazione con il Paese per lottare contro la comune minaccia terroristica e per rafforzare la democrazia e contribuire allo sviluppo socio-economico». È stato Renzi a evidenziare la necessità di un sostegno concreto all'economia tunisina, che si regge per il 7 per cento circa sui proventi del turismo internazionale, voce per la quale è ragionevole prevedere un ridimensionamento proprio a seguito del massacro al museo del Bardo.
Lo stesso Renzi ha osservato che l'attentato di Tunisi è «l'ennesima dimostrazione che siamo di fronte a una minaccia globale» e ha colto l'occasione per richiamare ancora una volta i partner europei alla necessità di «concentrarsi di più sul Mediterraneo». Il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, ha reagito con prudenza: preso atto che la Tunisia è ora «a rischio di una maggiore violenza da parte dello Stato islamico», ha insistito sul fatto che non esisterebbero «soluzioni a breve termine» per la regione.
Quali siano dunque le azioni concrete che Bruxelles intende attuare per favorire la stabilizzazione di Paesi chiave per l'Italia, come la Libia e la Tunisia, non sembra al momento chiaro. Tusk ha annunciato che si recherà in visita ufficiale in Tunisia, Malta e anche in Italia alla fine del mese. Ha affermato piuttosto genericamente che «dobbiamo offrire ogni sostegno possibile al governo della Tunisia, uno dei Paesi dove il processo democratico è tra i più promettenti». Ha affidato a Federica Mogherini, responsabile della poco visibile diplomazia europea, il compito di individuare i modi per contribuire alla stabilizzazione della Libia, Paese lacerato da sanguinosi combattimenti che vedono in campo tre fronti principali l'un contro l'altro armati. Intanto i Ventotto hanno prodotto l'ennesimo documento d'intenti che non impegna a nulla, dal momento che si limita a chiedere che in Libia si arrivi a un «cessate il fuoco immediato» e a un «accordo per la formazione di un governo di unità nazionale».
In attesa di comunicare l'esito delle sue riflessioni sul caso libico, la Mogherini ha anticipato che non si tratta di «preparare un intervento militare dell'Ue», ma di pianificare i modi in cui sarà possibile sostenere un governo nazionale «anche sul piano della sicurezza».
Quanto ai problemi dell'immigrazione, parte integrante della crisi nordafricana, il Consiglio ha approvato la decisione del
presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker di anticipare la presentazione «dell'agenda europea per le migrazioni» a maggio, quando peraltro la drammatica stagione degli sbarchi in Sicilia sarà già al suo culmine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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