Cambia l'aria per i giudici: il premier li mette al tappeto

Renzi infuriato per gli attacchi sulle vacanze tagliate: «Siamo la patria del diritto, non delle ferie». E il Guardasigilli spegne la replica dell'Anm: «Paralisi per le troppe polemiche»

Cambia l'aria per i giudici: il premier li mette al tappeto

«P atria del diritto, non patria delle ferie». Il messaggio è firmato Matteo Renzi, con tanti saluti alle toghe in rivolta per i tagli ai giorni di vacanza. Alle polemiche dei magistrati che sabato hanno trasformato l'inaugurazione dell'anno giudiziario nell'occasione di una pubblica bocciatura del suo governo, il premier replica con un pesante contrattacco, come di consueto condotto attraverso i social network . In particolare, appunto, se la prende con la critica sollevata sul «taglio» alle ferie dei giudici, con il procuratore generale di Torino, Marcello Maddalena, che aveva paragonato Renzi a Napoleone, il maiale orwelliano de La fattoria degli animali che faceva lavorare gli altri «fino a farli crepare dalla fatica».

«Trovo ridicolo - spara Renzi sul suo profilo Facebook - che se hai un mese e mezzo di ferie e ti viene chiesto di rinunciare a qualche giorno, la reazione sia: “Il premier ci vuol far CREPARE di lavoro”». L'attacco è diretto, «senza giri di parole», per dirla col premier, che ribadisce l'esigenza di un sistema giustizia che garantisca «sentenze rapide, giuste», e «non le indiscrezioni sui giornali». Dopo gli screzi dei mesi passati, e le ultime critiche, Renzi non sembra affatto essersi intimorito, e assesta un deciso cambio di rotta nei rapporti tra dem e toghe, togliendosi ben più di un sassolino dalle scarpe. «Un Paese civile deve avere un sistema veloce, giusto, imparziale», scrive. Invita a «valorizzare i giudici bravi», attaccando contestualmente «lo strapotere delle correnti che oggi sono più forti in magistratura che nei partiti», e sì che Renzi di correnti interne al suo partito se ne intende.

Parole pesanti. Per le quali il capo del governo spiega di non temere rappresaglie. «A chi mi dice: ma sei matto a dire questa cose? Non hai paura delle vendette?», Renzi risponde «che in Italia nessun cittadino onesto deve avere paura dei magistrati». Dopo tanto bastone, il premier sembra passare alla carota quando aggiunge che «i nostri giudici devono sapere che il governo (nel rispetto dell'indipendenza della magistratura) è pronto a dare una mano». Poi arriva il siluro, che punta dritto alle toghe e alle polemiche di sabato: «L'Italia, che è la patria del diritto prima che la patria delle ferie, merita un sistema migliore - spiega Renzi - La memoria dei magistrati che sono morti uccisi dal terrorismo o dalla mafia ci impone di essere seri e rigorosi. Non vogliamo far “crepare di lavoro” nessuno, ma vogliamo un sistema della giustizia più veloce e più semplice».

La frase sull'Italia «patria del diritto e non delle ferie» Renzi, non a caso, la cinguetta su Twitter per «linkare» la replica ai giudici pubblicata su Facebook . La reazione delle toghe prende forma proprio sulla pagina Facebook dell'Anm, che rinfaccia a Renzi poca «coerenza tra parole e fatti», «le promesse mancate» e «troppe riforme timide o assenti». I giudici rivendicano poi la legittimità delle correnti, e bollano il riferimento ai magistrati morti come «di cattivo gusto». Nel botta e risposta entra in tackle anche il Guardasigilli Andrea Orlando.

Il ministro annuncia che le riforme, paralizzate dalle «troppe polemiche», andranno avanti e prende le parti di Renzi contro le accuse «ingenerose» dell'Anm, che sollecita «cose che stiamo già facendo» e non ha colto «il passaggio solenne dell'inaugurazione dell'anno giudiziario per recuperare obiettività».

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