Roma - No allo Ius soli ma sì allo ius culturae. No al voto di fiducia ma sì alla riforma della cittadinanza purché corretta. Il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, si trova di fronte ad un'improba impresa: accontentare tutti per mantenere la poltrona. Non può dispiacere agli alleati democratici e pure alle gerarchie vaticane ma deve anche assecondare quel che resta del suo partito, Area Popolare, che punta i piedi e non vuole la fiducia sullo ius soli. E poi dietro l'angolo lo aspettano le regionali in Sicilia, con i sondaggi che danno la maggioranza degli italiani decisamente contraria al via libera allo ius soli. E dunque ad Alfano non resta che arrampicarsi sugli specchi ricordando che Ap votò nel 2015 la legge alla Camera perché, assicura «non c'è un problema di merito ma solo di logistica temporale». Dunque Ap è d'accordo con «la sostanza del provvedimento» che però «deve essere emendato perché ci sono alcune cose che non funzionano». Eppure Alfano sa benissimo che non c'è il tempo per emedarlo quindi o il testo passa con la fiducia o si ne parlerà, forse, in un'altra legislatura. Ma sulla fiducia si è espresso molto chiaramente Maurizio Lupi. «Su una legge così importante non si può fare una forzatura inutile come l'introduzione della fiducia, a meno di non voler trasformare, a fine legislatura, il Senato in un'arena facendo di un importante provvedimento una bandierina politica che le varie tifoserie possono sventolare in campagna elettorale - minaccia Lupi - Noi non ci stiamo e ribadiamo che i ministri di Ap non voteranno la fiducia».
Il passaggio in Senato certamente non sarebbe indolore anche perché il centrodestra è pronto ad alzare le barricate. «Sullo ius soli bloccheremo il Parlamento -promette il leader della Lega Matteo Salvini- E se bloccarlo dentro non dovesse bastare, lo bloccheremo anche fuori». Salvini poi mette sul tavolo i risultati di quello che definisce un «sondaggio-choc» tra i musulmani che vivono in Italia, pubblicato da Qn, dal quale emerge come il 60 per cento di loro non si ritenga ambientato mentre uno su 3 «non ha nessuna intenzione di integrarsi, rifiutando la nostra cultura e il nostro stile di vita».
Una riflessione sulle conseguenze di quella che potrebbe apparire come una forzatura arriva dal presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani. «La questione dello ius soli deve essere affrontata a livello europeo perché quando una persona diventa cittadino italiano, è allo stesso tempo anche cittadino europeo. - ammonisce Tajani- Il tema va condiviso con tutti i Paesi membri e non affrontato in questo momento, ma dopo le elezioni. È una questione molto delicata e non va strumentalizzata perché a rimetterci sono soltanto i cittadini».
Contrario anche
Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati. «Lo ius soli è un provvedimento normativo capestro, inutile, dannoso e lontano anni luce dalla realtà del nostro Paese», scrive su Facebook l'azzurro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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