Card di cittadinanza Lo show dei grillini è solo propaganda

Di Maio presenta bancomat e sito ma nasconde tutti i «buchi» del reddito

«Tutti coloro che dicono che è impossibile fare una cosa dovrebbero lasciare stare chi la sta facendo». Luigi Di Maio gongola e non riesce a contenere il sorriso che gli si apre in faccia. In fondo, questo è il suo giorno. Il più importante per i pentastellati, tanto da volersi togliere qualche sassolino dalle scarpe, come dimostra la citazione di Einstein che il vicepremier recita un po' a braccio, visto che la frase attribuita al celebre fisico è leggermente diversa: «Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo». Ma Di Maio non è affatto disturbato, ora che il «reddito di cittadinanza è realtà», per lui e per i Cinque Stelle è tempo di festeggiare, di rivendicare la promessa mantenuta: «In poco più di sette mesi di governo - spiega Di Maio - abbiamo trovato i soldi, scritto il decreto e oggi facciamo un altro passo in avanti per smentire chi ha detto che il reddito è un'illusione, una presa in giro per i cittadini». Così, ospiti dell'Auditorium Enel, lui e il premier Giuseppe Conte - che plaude alla «conquista di civiltà» e poi lascia al vice le luci della ribalta - ricordano come la misura varata fa tornare lo Stato «amico dei cittadini», ristabilendo un rapporto di fiducia che era a dir poco appannato.

La presentazione del sito e della card del reddito di cittadinanza diventa così un evento un po' all'americana, e il tono trionfalistico di Di Maio non fa che accentuare l'impressione: prima, tablet in mano, esulta presentando il sito www.redditodicittadinanza.gov.it («ecco, è online da questo momento», spiega senza trattenere l'entusiasmo), poi con un gesto da prestigiatore fa volteggiare il velo che copre la campana di vetro che nasconde la «card numero uno», una postepay, essenzialmente, che infatti è prodotta dalle Poste, che però a giudicare dal numero (1234567890123456) altro non è che un facsimile, anche perché comprensibilmente, visto il numero di foto e telecamere puntate sulla «numero uno», come la chiama Di Maio, il magro saldo della card sarebbe ad alto rischio di uso illegittimo. Ma tant'è, quel che conta qui e ora è festeggiare, e pazienza se lo stesso sito web, per ora, non fa che dare informazioni, visto che solo dal 6 marzo sarà possibile utilizzarlo per presentare la domanda per il reddito di cittadinanza, in alternativa ai caf o agli uffici postali, e che fino ad allora serve solo a prendere informazioni. Meglio, anzi, visto che qualcuno ha già rimarcato come il sito presenti una vulnerabilità relativa alla privacy dei richiedenti. Magari da qui a un mese la falla verrà tappata.

Per ora restano i sorrisi a favore di telecamera e i numeri da snocciolare, un milione e settecentomila famiglie beneficiarie, 500mila anziani che oggi non arrivano a fine mese con un euro nel portafogli, i benefici decantati non solo per la platea dei richiedenti ma anche per l'economia, su cui «pioveranno» i soldi distribuiti agli aventi diritto che dovranno, appunto, consumarli, oltre che per le assunzioni dei «navigator». C'è anche l'altro «vantaggio collaterale», ricorda Di Maio, ossia che essendo obbligatoria l'attivazione dello Spid, l'identità digitale, «contiamo che tutti quelli che, pur non avendo diritto al reddito, presenteranno ugualmente domanda, almeno si saranno registrati al sistema pubblico di identità digitale».

Si chiude tra sorrisi e foto di gruppo la festa del «rdc» prima ancora che nasca. Già in vigore, invece, le critiche alla misura.

Come i dubbi di costituzionalità per le assunzioni dei navigator, sollevati anche ieri in commissione Lavoro al Senato dalla coordinatrice della conferenza delle Regioni, Cristina Grieco. O il timore di un effetto di «scoraggiamento al lavoro» che il reddito potrebbe avere, specie al Sud, sottolineato dal presidente Inps, Tito Boeri e da Confindustria.

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