Casa di Montecarlo, maxi sequestro di beni

Sigilli per 75 milioni al re delle slot Corallo I soldi evasi usati per la dimora di Tulliani

Casa di Montecarlo, maxi sequestro di beni

Roma Tulliani libero, Corallo alleggerito. All'indomani del placet delle autorità emiratine alla libertà su cauzione per Giancarlo Tulliani, che comunque attenderà a Dubai senza passaporto l'esito della richiesta di estradizione presentata dalla procura di Roma, il personaggio centrale dell'indagine, il re delle slot Francesco Corallo, finisce colpito da un nuovo maxi sequestro per un valore di 75 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi ai beni già sequestrati nei mesi scorsi per oltre 110 milioni di euro.

A occuparsi del provvedimento, emesso dal gip del tribunale di Roma su richiesta della Dda, è stato lo Scico della Gdf che ha «congelato» una serie di locali sala scommesse e sala giochi tra Roma, Viterbo e Treviso, collegati alle società di Corallo Global Starnet, Bingo Plus Giocolegale, Skill Plus Giocolegale e Bplus Servizi srl, che si occupavano di scommesse, e cinque sale collegate alla Happy Games club, società olandese sempre controllata dalla Global Starnet. Corallo, arrestato poco più di un anno fa a Sint Marteen, «capitale» del suo impero del gioco nelle Antille Olandesi, è indagato per evasione fiscale, riciclaggio e peculato. Avrebbe, tra l'altro, evaso somme ingenti all'erario, deviando i soldi all'estero grazie a un sistema di società.

Nell'indagine, come è noto, è emersa anche la vera storia della casa di Montecarlo, quella donata dalla militante missina Anna Maria Colleoni all'allora presidente di An Gianfranco Fini «per la buona battaglia» e poi finita svenduta per circa 300mila euro tramite un sistema di offshore proprio al cognatino di Fini, Giancarlo Tulliani. Dall'indagine su Corallo è saltato fuori che, secondo le toghe, proprio l'imprenditore avrebbe pagato con quei flussi di denaro sottratti al fisco tanto la casa quanto la sua ristrutturazione, oltre a bonificare i Tullianos con dazioni di denaro. E per la procura, il motivo di tanta attenzione verso una famiglia di affaristi di piccolo calibro era proprio la parentela con Fini, che avrebbe dunque un ruolo centrale secondo gli inquirenti e che, come il cognato e come la compagna, Elisabetta, è a sua volta indagato per riciclaggio.

Anche il sistema di scatole societarie offshore, Timara e Printemps, che si rimpallarono la titolarità dell'appartamento per schermare il nome di Tulliani, sarebbe tra l'altro frutto di un'iniziativa di Corallo e del suo collaboratore, il broker James Walfenzao.

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