Berlusconi tiene il punto sul premio alle coalizioni anziché alla lista ma senza strappare il patto del Nazareno che, a suo dire, regge e reggerà. Sull'Italicum, quindi, la parola d'ordine è «non mollare»; e questo per due motivi: primo perché Renzi ha i numeri risicati e senza il sì degli azzurri il Cavaliere è convinto che il premier non riuscirà a portare a casa nulla. Una debolezza del presidente del Consiglio che si tramuta in un punto di forza per il leader di Forza Italia. Il secondo motivo è che essere troppo conciliante e remissivo ai desiderata di Renzi ha un effetto devastante sul gruppo degli azzurri.
Non a caso quello che è successo ieri l'altro alla Camera impensierisce il Cavaliere. Il provvedimento sulle riforma costituzionale, approdato in Aula a Montecitorio, ha visto i primi «franchi tiratori» tra i forzisti. Fittiani ma non solo. I seguaci dell'ex governatore della Puglia, allergici al patto del Nazareno, a Montecitorio sulla carta sono 18. Giovedì scorso ne mancavano due ma alla fine gli emendamenti che cercavano di smontare la riforma renziana hanno ottenuto ben 22 sì da parte degli azzurri. Certo, non sono stati sufficienti per far andar sotto la maggioranza ma il segnale che qualche problemino a tenere compatto il gruppo c'è eccome. Al di là dei nomi noti che vanno da Maurizio Bianconi (che annuncia di non voler rispettare le indicazioni del partito «Forza Renzi» perché iscritto a Forza Italia) a Daniele Capezzone, da Castiello a Latronico passando per Marotta e Picchi, in tanti hanno il mal di pancia a dire sì al ddl renziano. Tra questi anche il capogruppo Renato Brunetta, mai tenero nei confronti del premier. Alla Camera, tuttavia, Renzi ha numeri più certi. Al Senato è tutto un altro discorso. Ecco perché al Cavaliere conviene non cedere di un millimetro sull'Italicum, pena altre crepe anche nel gruppo guidato da Paolo Romani.
È soprattutto a Palazzo Madama che i giochi si complicano per il patto del Nazareno e la partita sulla legge elettorale si preannuncia tesissima. Berlusconi, però, è ancora convinto di poter tenere compatti i suoi, in nome di un accordo che - dice - reggerà. D'altronde Renzi s'è impegnato solennemente su due questioni per il Cavaliere fondamentali: poter dire la sua sul prossimo presidente della Repubblica e garantire che l'Italicum entrerà in vigore nel 2016. Il fattore tempo è importantissimo per Berlusconi. Primo perché Renzi, inevitabilmente, perderà consensi per strada; secondo perché il Cavaliere avrà maggiori margini per rimettere insieme una coalizione di centrodestra capace di battere l'attuale premier. E proprio alla ricucitura con gli alleati storici Berlusconi sta lavorando da settimane. Sia per mettere insieme candidature forti alle Amministrative sia per prepararsi alle Politiche.
Una partita complicata posto che permangono i veti contrapposti tra Lega e Ncd. Tuttavia, su questo fronte, c'è un elemento in più in grado di appianare le attuali distanze: i primi di dicembre i cancelli di Arcore si sono spalancati per far entrare Marco Reguzzoni. Ex capogruppo alla Camera, fedelissimo di Bossi, Reguzzoni era finito in naftalina dopo le grandi epurazioni «maronite». Fondatore e presidente del parco e museo del volo «Volandia Malpensa», il «Reguzz» è rimasto nell'ombra fino ad oggi. Ma con la chiamata di Berlusconi, proprio lui potrebbe tornare in partita con un ruolo di «facilitatore» per la ricostruzione del centrodestra. Non solo: il suo rientro sarebbe benedetto anche dal leader del Carroccio Matteo Salvini che l'ha voluto incontrare nei giorni scorsi in via Bellerio.
Sede non casuale: non in un bar o in un campo neutro; bensì nel quartier generale della Lega. Segno che Salvini ha intenzione di chiudere le antiche ferite interne e, forse, pensare di rimettere in piedi il centrodestra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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