Un cervo o un orso per amico? Adesso si può

Ottenere la fiducia di chi ci teme da millenni è un privilegio che pochi sanno meritarsi

Un cervo o un orso per amico? Adesso si può

Di solito gli animali selvatici rifuggono la presenza umana, riconoscendo nell'uomo il più pericoloso predatore esistente, perché non caccia solo quando ha fame, ma anche quando ha voglia semplicemente di divertirsi. Millenni di frequentazione con gli esseri umani hanno costretto anche gli animali più possenti (orsi, rinoceronti, tigri ecc.) a stare alla larga da quell'odore che il vento porta e non promette mai nulla di buono.

Ci sono però numerose eccezioni, che possiamo riscontrare sia nelle cronache di tutti i giorni, sia nel rapporto che intercorre fra gli studiosi e gli animali selvatici che vivono all'interno di parchi, oasi e rifugi di varia estensione e rilevanza. La pazienza, la fiducia e l'amore, sono il collante che, in quel capolavoro che è «Balla coi lupi», cancella l'ancestrale diffidenza per l'uomo di Two Socks (Due calzini), il lupo che arriverà a giocare con il tenente John Dunbar (Kevin Costner), sotto lo sguardo compiaciuto degli indiani divenuti suoi fraterni amici.

L'uomo e l'animale selvatico, quando si verifica quel miracoloso cocktail di empatia di cui nessuno conosce bene gli ingredienti, non è fatto solo di diffidenza e fughe. Ce lo insegna la recente storia di Gustavo, uno splendido esemplare di cervo dal peso di circa due quintali, con un mirabile palco di corna, che vive sulle meravigliose e incontaminate montagne dalla val d'Ossola e che ormai da anni, puntuale come un orologio svizzero, si reca al suo appuntamento con l'uomo. Dalla primavera all'autunno inoltrato, Gustavo passa il suo tempo in una zona bellissima e protetta, tra i parchi naturali dell'Alpe Veglia e di Devero, dove bruca tappeti di mirtilli, more e rododendri che dipingono la montagna di mille colori e sono tra i suoi cibi preferiti.

Ormai Gustavo è diventato un personaggio famoso, un vero e proprio Vip, amato e coccolato da tutti gli abitanti della frazione di Trasquera, comune piemontese di 222 anime, ai confini con la Svizzera, in provincia di Verbania-Cusio-Ossola, perché quando arrivano l'inverno e la neve, il cervo, ormai da quattro anni, scende a valle e prende possesso di un comodo fienile e della stalla appartenenti al signor Romeo Manna, poco lontano dalla piazzetta della piccola frazione ossolana. Ci sono voluti anni di pazienza e rispetto per conquistarne la fiducia: dapprima brucava nella campagna, poi nei campi vicino alle case, poi nei loro giardini e un giorno si è messo a riposare dentro al fienile.

È di pochi anni fa la storia di Pina e Volpetta, due volpi ferite in provincia di La Spezia, che si sono lasciate curare di buon grado e si sono talmente adattate al contatto con l'uomo da doverle poi rilasciare in ambienti protetti. Fra i casi di selvatici salvati e poi diventati «domestici», c'è anche un piccolo cinghiale, rimasto solo a vegliare la madre, uccisa nel bosco da una tagliola messa da un bracconiere. Allevato con cura e affetto, alla fine seguiva l'uomo come avrebbe fatto un cane.

Sono innumerevoli le storie di animali selvatici che, nel mondo, hanno trovato la fratellanza in persone apparentemente qualsiasi, in realtà dotate di quella rara virtù che gli consente di «sussurrare a un animale».

I più grandi etologi, Lorenz con le taccole e le oche selvatiche, la sfortunata Fossey con i suoi gorilla, la Goodall con scimpanzé e bonobi, ci hanno insegnato che farsi accettare, come amici, da un animale selvatico è un privilegio raro e alla sua base ci sono amore e rispetto.

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