"Chi investiga sulla Lega l'abbiamo messo lì noi". Ira dei 5S su Durigon

È un caso l'audio rubato del sottosegretario. Salvini: "Vogliono solo coprire il caso Grillo"

"Chi investiga sulla Lega l'abbiamo messo lì noi". Ira dei 5S su Durigon

Claudio Durigon? «Sì, mi dica». Perché ha detto che avete scelto voi il generale della Finanza che indaga sui conti della Lega, i famosi 49 milioni di euro scomparsi? Che cosa intendeva? «Ma no si figuri, è un video tagliato male. Ma sono in riunione al dl Sostegni e molto impegnato, contatti il partito» risponde il sottosegretario leghista al ministero dell'Economia prima di chiudere il telefono. Nella registrazione con telecamera nascosta dell'inchiesta di Fanpage Durigon dice letteralmente: «Quello che fa le indagini sulla Lega... il generale... lo abbiamo messo noi».

Il segretario della Lega, Matteo Salvini, lunedì sarà a Milano in piazza Duomo a una manifestazione dell'Ugl sul lavoro e questa è una prima risposta insieme alla frase: «Con Durigon vogliono coprire la vicenda Grillo. Surreale». I rapporti di Salvini con il sottosegretario negli ultimi anni sono stati stretti, a partire da quando Durigon ha spinto verso la Lega il sindacato Ugl di cui era vicesegretario e che allora pendeva più verso Fdi, mettendo a disposizione della Lega assediata dalla magistratura (e della «Bestia», la macchina social di Salvini) il capitale umano e gli uffici dell'Ugl, inclusi locali romani di via delle Botteghe Oscure poi diventati la sede ufficiale della Lega.

Dalla Lega parlano di «una battuta infelice, molto infelice, però interpretabile. Ma Durigon non c'entra con il giro a cui lo si accosta». Il riferimento è alle altre parti dell'inchiesta in cui Durigon è associato a intrecci societari, commistioni affaristiche e persino a rapporti ambigui con mondi legati alla criminalità organizzata di Latina. «Sporgerò dieci querele» contrattacca l'ex vicesegretario Ugl, che nonostante la dura posizione di 5s e Si che ne chiedono le dimissioni, ostenta serenità nel lavorare. Ma si ipotizza una mozione contro di lui.

Il caso politico è esploso e riguarda il cuore pulsante del governo, il Mef, il ministero dell'Economia e delle Finanze, da cui dipende proprio la Guardia di Finanza, e che ha un ruolo chiave nella gestione del Recovery Fund. D'altra parte sono gli stessi pm milanesi titolari dell'inchiesta su Lombardia Film connection e fondi neri, Eugenio Fusco e Stefano Civardi, a confermare «piena fiducia nei militari del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza» oltre che «la tempestività», «la professionalità» e «il rigore negli accertamenti che sono stati loro affidati».

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, dopo il pressing dei parlamentari pentastellati, chiede spiegazioni: «Penso che la trasparenza sia un dovere. Durigon ha il dovere di spiegare e chiarire la sua posizione. Mi auguro già nelle prossime ore». Filtrano «imbarazzo e malessere» anche da Leu e Pd. La posizione del Nazareno è che «se fosse vero, sarebbe molto grave, ma al momento la correttezza impone di attendere e verificare». Durante il consiglio dei ministri di ieri non è stato fatto alcun accenno alla vicenda.

Alla Camera si era scatenato uno scontro tra 5s e Lega, con il 5s Eugenio Saitta che chiedeva un

intervento urgente del ministro dell'Economia, Daniele Franco e il leghista Edoardo Ziello che citava il caso Anna Macina, la 5s che da sottosegretario alla Giustizia ha difeso il video di Beppe Grillo sul figlio accusato di stupro.

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