"Lo choc del ponte? È un'aggravante"

La psico-oncologa: "Stress prolungati peggiorano la situazione dei malati"

"Lo choc del ponte? È un'aggravante"

Lottava da anni contro la leucemia. E sembrava quasi che il tumore si fosse stabilizzato. Tuttavia per Gilberto Benetton gli ultimi mesi sono stati talmente dolorosi e stressanti che tutto il suo quadro clinico è precipitato.

Prima, a luglio, la morte del fratello Carlo, con cui ha fondato l'impero di famiglia, poi, ad agosto, il crollo del ponte Morandi. Pugnalate che potrebbero aver contribuito a far degenerare la sua malattia. E che avrebbero distrutto chiunque, anche una persona in salute. Un'ipotesi che tuttavia non trova riscontri medici, come ci spiega Gabriella Pravettoni, psico oncologa all'istituto Ieo di Milano, che affianca i pazienti malati di tumore e si occupa di come lo stato psicologico può influenzare, nel bene e nel male, lo stato fisico.

Dottoressa, è possibile che un forte stress faccia precipitare le cose?

«Non c'è un nesso dimostrato, né c'è alcuna evidenza scientifica a proposito. Tuttavia quel che sappiamo è che la sofferenza può indebolire molto il nostro sistema immunitario».

Quindi è solo una credenza comune associare lo stato psicologico al miglioramento o alla degenerazione di una malattia?

«Vorrei comunicare un messaggio chiaro: un forte stress non ci porta alla morte così come uno stato di gioia non ci può portare alla guarigione».

Ma?

«Ma uno stress prolungato può aumentare le complicanze là dove c'è già una condizione patologica compromessa».

Parla di quel momento in cui i pazienti che hanno sempre lottato sembrano arrendersi e gettare la spugna?

«Purtroppo le malattie degenerano anche nei pazienti che lottano fino all'ultimo respiro. Altrimenti non ci spiegheremmo le leucemie nei bambini e svariati altri casi».

E allora come può la psicologia aiutare i malati oncologici?

«Può perché una persona serena e in equilibrio affronta meglio la malattia, la accetta e, per quello che può, lotta, al di là dell'evoluzione che il tumore possa avere. Chi non riesce ad elaborare la malattia non riesce a superare lo choc nemmeno quando guarisce».

In sintesi, non

sono i traumi esterni (o di contro le notizie positive) a compromettere lo stato di un paziente o a farlo riprendere.

«No e vorrei che questo concetto fosse chiaro. Per rispetto ai pazienti e alle loro famiglie».

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