Roma È cronaca di questi giorni il dibattito sulle feste nazionali divisive e non. C'è chi (Fratelli d'Italia) vorrebbe sostituire le celebrazioni del 25 aprile (ricorrenza della Liberazione) con quelle del 4 novembre (Festa dell'unità nazionale e delle Forze Armate). Il dibattito è aperto. Ma il merito di aver riportato in auge la festa del 4 novembre spetta a Carlo Azeglio Ciampi. Fu infatti durante il suo settennato al Quirinale che la Festa dell'unità nazionale è tornata ad avere un senso profondo. Dopo decenni di rimozione collettiva, la parola «patria», proprio grazie a Ciampi, ha riconquistato dignità ed è tornata a generare orgoglio nazionale. D'altronde il 4 novembre è una delle feste nazionali più stagionate. Risale al 1919: a un anno esatto dalla firma dell'armistizio di Villa Giusti col quale si fa coincidere convenzionalmente in Italia la fine di quella che papa Benedetto XV definì «l'inutile strage» (e che lasciò sul campo oltre sei milioni di morti in tutta Europa).
La celebrazione ha attraversato indenne lo Stato liberale e il regime fascista (quando venne ribattezzata Anniversario della Vittoria, anche se D'Annunzio la rese immortale come «vittoria mutilata»). Anzi durante il Ventennio era una delle date del calendario più considerate. Ed è inciso nella memoria collettiva, per esempio, il 4 novembre del 1925 quando, secondo le cronache dell'epoca, un milione di persone si è ritrovato a piazza Venezia per assistere alla tumulazione del Milite Ignoto. Era quello infatti l'atto atto fondativo del monumento a Vittorio Emanuele II.
Negli anni Sessanta e Settanta la festa ha iniziato a perdere forza simbolica. Anzi con gli anni della contestazione è iniziato il suo periodo più nero, che culminò nel '76 (in piena austerity) con la sua cancellazione dal calendario delle festività nazionali. Bisognava recuperare giorni lavorativi, dicevano i responsabili del suo «taglio». La crisi economica come alibi di una crisi di identità nazionale.
Sdoganata nuovamente dal presidente Ciampi, la Festa di unità nazionale e delle Forze
Armate può conoscere una nuova primavera. Soprattutto ora che il sovranismo è diventato uno dei più discussi paradigmi politici. Soprattutto ora che l'idea di Europa unita e solidale inizia pericolosamente a scricchiolare.
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