Roma - Il governo ammonito dal Colle corre ai ripari e corregge il Codice antimafia approvato poche settimane fa. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva sì firmato il testo, non ritenendolo in contrasto con la Costituzione, ma aveva pure contestualmente indirizzato al premier, Paolo Gentiloni, una lettera con la quale sollecitava un sostanzioso intervento correttivo. Troppo blande le nuove norme tanto da entrare in conflitto con le più stringenti norme europee.
Il Governo è dunque corso ai ripari ieri con un articolo aggiuntivo al dl fiscale che corregge le norme sulla cosiddetta confisca allargata precisando che non erano state specificate «per mero difetto di coordinamento» nel nuovo Codice Antimafia.
La correzione è contenuta in un emendamento al decreto legge fiscale in esame presso la commissione Bilancio del Senato. La proposta di modifica, si spiega, punta a «conformare» la norma generale in tema di confisca allargata, imposta a tutela del buon funzionamento e della trasparenza del mercato e delle imprese, alle direttiva europea del 2014. A questa, chiarisce la relazione tecnica, si aggiunge «un ulteriore intervento che prevede espressamente, il delitto di corruzione tra privati quale presupposto della confisca estesa nel caso di condanna». Misura, viene precisato, che viene estesa anche ai reati di terrorismo internazionale.
Dunque il governo ha dato ascolto al Quirinale che al momento della firma aveva segnalato quelli che erano apparsi come due errori uno di carattere più tecnico e uno «politico» riguardo alla possibilità di sequestrare i beni anche per corruzione oltre che per mafia.
Anche se il codice non presentava «evidenti profili critici di legittimità costituzionale» e per questo aveva ricevuto il via libera, il Colle aveva evidenziato le criticità richiedendo o che si eseguisse un attento monitoraggio dell'applicazione della legge in modo da verificarne l'efficacia. Il Quirinale poi aveva fatto notare che alcuni reati, come la corruzione tra privati, l'indebito uso delle carte di credito, i delitti con finalità di terrorismo o i reati informatici, pur presenti nelle norme Ue, non fossero stati elencati nel nuovo codice per la confisca allargata.
In particolare le critiche si erano appuntate sull'articolo 31 per il modo in cui aveva «profondamente modificato» la disciplina precedentemente in vigore sulla cosiddetta confisca allargata. Il Capo della Stato aveva fatto notare come nel testo non fossero «state riprodotte alcune ipotesi di reato ad eccezione dell'autoriciclaggio» «dimenticando» i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione delle fattispecie di falso nummario; di corruzione tra privati, di indebito utilizzo di carte di credito o di pagamento; dei delitti commessi con finalità di terrorismo internazionale e dei reati informatici.
Tutti reati per i quali non sarebbe stato più possibile «disporre la misura della cosiddetta confisca allargata all'esito di una condanna». Scelta che per Mattarella avrebbe avuto gravi conseguenze vista «l'impossibilità di disporre il congelamento e la confisca dei beni e dei proventi a seguito di condanna per questi reati».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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