Da leader conservatore a sostenitore della cannabis legale. Protagonista dell'inaspettata parabola è William Hague, ex ministro degli Esteri nel governo Cameron ed ex numero uno del partito di centrodestra. In un'intervista rilasciata ieri al quotidiano inglese Telegraph, il politico britannico ha lanciato la sfida alla premier Theresa May: legalizzi la marijuana.
Il politico se l'è presa soprattutto con la legislazione in vigore nel Regno Unito in materia di droghe. Norme «inappropriate, inutili e obsolete», come le ha definite Hague, secondo cui ordinare alla polizia di impedire alle persone di fumare «erba» è «tanto anacronistico quanto chiedere all'esercito di riconquistare l'impero». Convinto che quella contro la cannabis sia una battaglia «persa», il conservatore - se ancora lo si può chiamare così - ha invitato la May a essere «coraggiosa» e a promuovere una riforma radicale delle leggi in materia. Anche perché la marijuana «là fuori è ovunque» e pertanto sarebbe meglio regolarla per poterla controllare e tassare. Ma Downing Street, almeno per ora, nega qualsiasi apertura: «Non è in programma alcuna depenalizzazione», ha fatto sapere il portavoce della May.
Le frasi del politico arrivano in un momento di grande attenzione al tema.
Deputati, attivisti ed esperti chiedono al governo di legalizzare la cannabis per uso terapeutico dopo la confisca al 12enne Billy Caldwell, gravemente epilettico, di un olio alla marijuana acquistato in Canada dalla madre. Vicenda che ha provocato la reazione del ministro dell'Interno Sajid Javid, che ieri ha promesso una revisione delle norme a riguardo. «Ma - ha precisato - non sarà il primo passo verso la legalizzazione».
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