Conte medierà con l'Ue Ma il deficit/Pil resta al 2,4%

Il premier annuncia: vedrò Juncker e Moscovici E spiega: «Ma quale manina, un fraintendimento»

Conte medierà con l'Ue Ma il deficit/Pil resta al 2,4%

Roma La soluzione alla fine è stata trovata. Il premier Giuseppe Conte si fa garante. Dice che è stato tutto un banalissimo fraintendimento. «Ma quale manina!» Colpa di una lettura distratta di un articolo (il numero 9) difficile e complicato. Il premier insomma si assume la responsabilità. Più che un garante, però, sembra un parafulmine. Ne è la dimostrazione proprio la brevissima conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri. Lui, Conte, a spiegare ai giornalisti la storia della «manina» tra un sereno Di Maio e un torvo Salvini. Conte spiega ai giornalisti la necessità di questa ulteriore riunione del Consiglio per risolvere appunto il problema nato «quando, dopo le opportune verifiche, ci siamo resi conto che il testo non rispecchiava l'accordo politico, quindi c'è stato bisogno di questo passaggio che ha portato un'ulteriore deliberazione». Dal testo del decreto vengono quindi eliminati lo scudo fiscale e il condono penale per il rientro dei capitali all'estero. Lasciando, però, il rapporto deficit-pil al 2,4%. Conte ha poi annunciato che a breve si confronterà direttamente con Juncker e la Commissione europea per mostrare i numeri di una manovra che considera tutt'altro che «arrischiata».

Conte conferma quindi che il governo continua a puntare sugli investimenti che arriveranno perché supportati da riforme strutturali «senza precedenti». L'incremento del Pil, spiega, arriverà proprio da queste riforme a costo zero (semplificazione fiscale, riforma del codice civile, semplificazione amministrativa). Azzardando dei numeri, il premier dice che queste riforme varranno dallo 0,5 all'1,2% del Pil. La cosa più importante per i due vicepremier è comunque l'accordo raggiunto sulla questione della cosiddetta «pace fiscale» Il condono, insomma, non riguarderà i beni e le attività finanziarie detenute all'estero e il tetto sarà di 100.000 euro di imponibile su base annua e non più per imposta. Stralciata quindi dalla dichiarazione integrativa speciale anche la non punibilità per i reati tributari, ovvero la norma che aveva scatenato lo scontro nella maggioranza e che prevedeva uno scudo penale per il riciclaggio e l'autoriciclaggio. E avanti sulla linea da tenere con l'Europa: nessun ritocco alla manovra e al deficit (altrimenti non sarebbero possibili, dicono, la riforma della Fornero e il reddito di cittadinanza). Quindi la lettera che il ministro Tria invierà entro lunedì alla Commissione europea spiegherà che l'impianto della manovra resta immutato.

«Finalmente - commenta Salvini - si chiudono tre giorni surreali. Nessuno infatti aveva voglia di scudare, condonare o regalare niente a nessuno». Niente sconti per gli evasori, insomma. Delle misure di pace fiscale potranno goderne «soltanto coloro che hanno fatto dichiarazione dei redditi ma che «per difficoltà non sono riusciti a saldati i conti con lo Stato», aggiunge il leader del Carroccio.

Che resta comunque in attesa di capire le mosse del suo alleato di governo almeno per quanto riguarda il decreto immigrazione. Quegli 81 emendamenti presentati dai Cinque Stelle restano ancora incomprensibili. «Però ora non c'è tempo per spiegare», taglia corto Di Maio mentre corre alla festa grillina al Circo Massimo.

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