Che fosse "concreto e persistente" il rischio di una pandemia influenzale, lo si sapeva almeno dal 2003. Erano i giorni della cosiddetta influenza aviaria (A/H5N1), un virus in grado di causare infezioni gravi anche negli uomini, quando l’Oms raccomandò a tutti i Paesi del mondo di mettere a punto un "Piano Pandemico nazionale" in modo da farsi trovare preparati in casi di nuove epidemie. L'Italia, come tutti gli altri, ne ha uno. E all'interno si trovano tutte le misure che i governi e le Regioni devono mettere in atto per "minimizzare il rischio di trasmissione e limitare la morbosità e la mortalità dovute alla pandemia".
Il Piano si sviluppa secondo le sei fasi pandemiche dichiarate dall'OMS e per ogni fase sono previsti livello, obiettivi e azioni. Quanto disposto riguarda le influenze, in particolare i "nuovi sottotipi virali" di quelle già conosciute (A, B o C), ma è fondamentale anche per capire le azioni intraprese per combattere l'emergenza coronavirus. Le autorità sanno infatti che "le pandemie si verificano a intervalli di tempo imprevedibili", e spesso possono presentarsi nelle vesti di un nemico che non si conosce. Come Covid-19.
Non è ancora chiaro quale effetto finale avrà il coronavirus sull'intero globo. In Italia ha già prodotto misure straordinarie: prima la chiusura dei voli dalla Cina, poi la creazione di limitate zone rosse nel Lodigiano e infine la "chiusura" dell’intera regione Lombardia. C'è un motivo, se questo avviene: in caso di arrivo di un virus che si trasmette da uomo a uomo, si legge nel Piano, "la maggiore mobilità della popolazione a livello mondiale e la maggior velocità dei mezzi di trasporto" rendono "particolarmente problematico il controllo della diffusione dell’infezione". Il virus globalizzato insomma fa paura, e l'eventualità di una crisi come quella che stiamo vivendo oggi era in qualche modo "prevista". L'Italia nel suo piano lo mette nero su bianco: "Una pandemia influenzale - si legge - costituisce una minaccia per la sicurezza dello Stato". Ecco il perché della decisione di assumere misure drastiche.
A preoccupare è soprattutto la tenuta del sistema sanitario nazionale, a partire dall'eccellenza lombarda. "La curva dei contagi è cresciuta costantemente negli ultimi giorni", ha detto il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri. E sebbene i nostri ospedali siano "forti" e ben strutturati, "il numero molto elevato di contagi non deve crescere oltremodo" perché "con l'aumento dei posti in terapia intensiva" è concreto "il rischio che si arrivi al limite".
Il sistema, spiega Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive di Genova, è infatti "in grado di affrontare e mitigare un'onda lunga di nuovi casi" di nuovo coronavirus, ma "non un'onda molto alta". Il virus insomma va diluito. E i contagi contenuti. Perché altrimenti una pandemia rischia di diventare una "minaccia per la sicurezza dello Stato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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