Le denunce inascoltate: ministero contro i pm

Orlando manda gli ispettori, fascicolo del Csm Vittima in carico ai servizi sociali. Ma da morta

Le denunce inascoltate: ministero contro i pm

C'è un dubbio, inaccettabile, che pende sull'omicidio di Noemi Durini, la 15enne di Specchia, in provincia di Lecce, ammazzata dal fidanzato 17enne e nascosta in campagna sotto le pietre di un muretto a secco, a Castrignano del Capo. Il dubbio che lo Stato, la giustizia, siano stati in un certo senso complici di questo delitto. Ed è un tarlo che amplifica, se possibile, il dolore dei familiari e degli amici, e che è riassunto in quella frase urlata dalla sorella di Noemi in prefettura, a Lecce, quando due giorni fa ha saputo che il ragazzo, L.M., aveva confessato l'omicidio: «Lo sapevate tutti e non avete fatto niente». Già, perché la madre di Noemi si era rivolta qualche mese fa alla procura dei minori di Lecce chiedendo aiuto contro quel fidanzato considerato troppo violento e aggressivo nei comportamenti. Dalla segnalazione della mamma di Noemi, presentata «per lesioni», probabilmente dovute a uno schiaffo, erano stati aperti due diversi procedimenti, uno penale, per violenza privata, e uno civile. Sfociati nel nulla, nonostante le segnalazioni del ragazzo ai servizi sociali e i tre Tso ai quali era stato sottoposto. Anzi, quelle denunce avevano esacerbato le tensioni tra le famiglie e innescato una controdenuncia dei genitori di L.M. contro Noemi, per stalking. Uno scambio di carte bollate che non aveva portato alla ragazzina nessuna protezione. Il tribunale per i minorenni aveva, in realtà, individuato una situazione di disagio anche a casa della ragazza, al termine delle verifiche seguite alle denunce. Emettendo un provvedimento di presa in carico di Noemi da parte dei servizi sociali. Arrivato troppo tardi, il 5 settembre, dopo che all'alba del 3, Noemi aveva lasciato casa sua. Per infilarsi nell'auto che il fidanzato, L.M., aveva preso ai genitori nonostante fosse minorenne. E non tornare mai più dai suoi cari.

Forse un provvedimento tempestivo della procura avrebbe salvato la vita a Noemi. Ma non è andata così. E per capire se davvero c'è una corresponsabilità di chi «sapeva e non ha fatto niente», ieri si è mosso anche Andrea Orlando. Il Guardasigilli ha infatti alzato il telefono, allertando l'Ispettorato generale del ministero e chiedendo accertamenti preliminari sul caso salentino, per verificare se da quella denuncia della madre si sarebbe davvero potuto evitare l'epilogo di questa tragedia annunciata. Saranno gli 007 di via Arenula, insomma, a cercare di far luce sulla questione, e pure il Csm ha chiesto ieri al comitato di presidenza di aprire una pratica per accertare eventuali omissioni o inerzie dei magistrati in seguito alla prima denuncia presentata da Imma Rizzo, la mamma di Noemi. Non cambierà molto per chi ha perso una figlia sapere i motivi del mancato seguito dato a quelle richieste di aiuto, ma forse aiuterà a non ripetere in futuro gli stessi errori.

Ma a rilanciare le accuse è anche il parroco di Specchia, Antonio De Giorgi: «Tutti pensano che Noemi si sarebbe potuta salvare dalla violenza del suo assassino, ma le istituzioni non hanno mosso un dito». Una polemica, questa volta, fatta propria anche da Laura Boldrini.

La presidente della Camera plaude all'iniziativa del ministro Orlando ma affonda il colpo: «Resta l'enorme rabbia di sapere che, ancora una volta, una donna è stata uccisa perché la richiesta di fermare un uomo violento è rimasta inascoltata. Non si può morire così, a 16 anni, dopo che i familiari si sono rivolti invano a chi doveva garantire la sua sicurezza».

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