Da Nord a Sud si moltiplicano gli allarmi dei Comuni per effetto del Dl sicurezza, oggi diventato legge. Sono circa 900, secondo le stime di quello di Milano, i migranti che resteranno fuori dai centri di accoglienza della città nei prossimi mesi. E già nei prossimi giorni, i primi 240 potrebbero trovarsi senza un tetto. «Il decreto Salvini è un'autentica follia: ci regala infatti 900 nuovi senzatetto: donne, bambini e famiglie regolarmente presenti sul territorio e titolari di protezione umanitaria, che finiranno per strada» sottolinea l'assessore alle politiche sociali, Pierfrancesco Majorino. «Se è questa l'idea di maggiore sicurezza del governo, a Milano ci permettiamo di rispedirla al mittente e lo abbiamo già fatto approvando in consiglio comunale un ordine del giorno che chiede di sospendere il dl Salvini - prosegue - non ci fermeremo qui: l'amministrazione è già impegnata a costruire una serie di iniziative per evitare che l'impatto del decreto sulla città sia devastante».
Una stima dei richiedenti asilo a Milano è difficile. I posti nello Sprar sono al momento 422; il Comune però ha partecipato all'ultimo bando del ministero dell'Interno per ampliare la portata a mille entro il 2019. Rientra nel sistema Sprar solo chi ha ricevuto l'asilo politico, lo status di rifugiato o la protezione umanitaria. Tuttavia il loro numero è superiore ai posti previsti, quindi molti restano per un tempo superiore nei Centri di accoglienza straordinaria, di gestione Comune-prefettura. A Milano sono una ventina, ma alcuni sono in fase di chiusura. È nei Cas che i migranti vengono indirizzati dai delegati del Viminale quando avviano l'iter per la richiesta di asilo. Tuttavia i numeri - tra ingressi e uscite - mutano continuamente, tanto che la Caritas stima che saranno circa 500 i profughi accolti nei centri di accoglienza della Diocesi di Milano, che comprende anche Varese, Lecco e Monza, che rischiano di diventare senza tetto.
Timori anche in Puglia.
La situazione dei centri di prima accoglienza, in realtà, è cambiata negli ultimi mesi, da aver fatto abbassare il numero delle persone ospitate tra Cara, Cas e Cpr, con ripercussioni a catena anche sull'occupazione perché nella sola provincia di Bari in un anno sono stati chiusi 20 Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e questo ha significato il licenziamento di 120 lavoratori.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.