Il prof non sa insegnare. Il preside lo sbatte fuori dalla scuola. Per la prima volta in Italia l'arma del licenziamento viene usata nel mondo dell'istruzione. Dove dovrebbe essere la regola essere culturalmente e pedagogicamente forgiati, contrariamente a quanto a volte, invece, in realtà accade. Ed è stato per sanzionare un insegnante non proprio all'altezza del compito affidatogli che Gianni Maddalon, dirigente scolastico tutto d'un pezzo, ha impugnato la rivoltella del fine rapporto anticipato, esplodendo un colpo per mettere alla porta un docente ritenuto scarsamente competente nell'insegnamento. Formalmente, spiegano i sindacati ancora sotto choc, si tratta di una dispensa dal servizio per incapacità professionale. Ma al di là dei tecnicismi, il succo è sempre quello: licenziamento in tronco. Il fatto è avvenuto al polo tecnico-professionale «Einaudi-Scarpa» di Montebelluna.
A chiudere anzitempo la carriera, un professore titolare di cattedra, la cui vicenda potrebbe ora diventare un precedente per schiudere la via alla caccia (ed alla cacciata) dei maestri poltroni: finora s'era assistito al mancato rinnovo dei contratti (causa inadeguatezza) del personale precario, mai di quello di ruolo. «A far scattare il provvedimento - frenano già dalla Uil - possono essere anche l'incapacità di servizio e l'inidoneità all'insegnamento, ma il dirigente deve aprire la procedura chiedendo all'Ufficio scolastico regionale di verificare la fondatezza di quanto contestato al docente. Solo in caso di riscontro positivo si potrà procedere col licenziamento». D'altra parte, confermano dal Provveditorato, nell'ipotesi di scarso rendimento protratto il potere di licenziamento è nelle mani del dirigente scolastico. Una facoltà di cui Maddalon ha scelto di avvalersi, senza incertezze: «Gli strumenti ci sono: bisogna essere attrezzati per usarli al meglio».
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