La dolce attesa in un disco: il neo rock del battito fetale

L'ultima invenzione del compositore Giuseppe Cordaro. Un cd che traduce in musica la gestazione della moglie

La dolce attesa in un disco: il neo rock del battito fetale

No, non c'è limite alla musica, niente confini, barriere addio. Ora i dischi si fanno anche con i suoni emessi dal bimbo nella pancia della mamma. Dai feti. A lanciare questa nuova «idea» è il compositore elettronico sound-designer Giuseppe Cordaro, 36 anni, già finito sotto i riflettori per le sue composizioni con i rumori prodotti dai vulcani e per il «canto» delle piante. Il musicista che tra poco manda nei negozi online e non solo il suo primo disco così fatto, sta già preparando un evento a Milano per far ascoltare, appunto, l'ultima delle sue «diavolerie». Una storia estrema. Si tratta di un'incisione che ha ideato e messo in cantiere subito dopo aver ricevuto la notizia della sua paternità, dell'arrivo del suo piccolo Zeno.

«Sì, ero nel mio laboratorio racconta - mi ha telefonato mia moglie e mi ha detto tutto. Qualche minuto dopo e già pensavo al progetto per raccontare in maniera sonora la gestazione, l'evoluzione di mio figlio e fargli un bel regalo». Messi nero su bianco i piani di «battaglia», ha comprato gli strumenti necessari e convinto la consorte-mamma, di nome Claudia, che non ha fatto troppe resistenze visto che è un'appassionata pure lei di musica elettronica. «Il lavoro, diviso in tre fasi - prosegue Cordaro - è partito al terzo mese di dolce attesa, nel settembre 2016, quando ho utilizzato dei microfoni a contatto con ventose che ho applicato alla sua pancia. Ogni quindici giorni un monitoraggio e una nuova traccia da poter utilizzare». Settimane dopo la fase due: quella dell'eco-doppler fetale «che ho acquistato sul web, una macchina con cui si può sentire e registrare il battito del bambino e i rumori dei liquidi amniotici». Il giorno dell'ultima fase, le osservazioni degli ultimi quattro mesi. «A questo punto spiega il musicista-pioniere ho sfruttato la tecnologia che converte i segnali elettrici della pelle in segnali sonori che con tutte le cautele del caso possiamo chiamare musica». Infatti, le parti definibili come «melodiche» del disco vengono generate da questo strumento particolare. E venne il periodo di ritiro in studio per preparare e confezionare l'incisione da dare a un editore di Bristol, in Inghilterra, specializzato proprio in questo genere di incisioni. Ma mettendo su il disco che cosa si sente esattamente? «No, non ci si aspettino dei brani allegri, tipo pop-rock e affini mette le mani avanti prudente Giuseppe . Si tratta di un lavoro scuro, qualcosa che viene dal profondo, viscerale. Segnali spenti, rumori ovattati, fruscii con ritmo però, i 150 battiti al minuto del feto».

Il tutto, ovviamente, trattato a dovere dal maestro con un sintetizzatore modulare costruito dall'ingegnere milanese del suono Giorgio Sancristoforo. Pezzi che durano al massimo sette minuti, detto in altro modo lavori di sound design. Piacerebbe sapere chi è che ascolta questo genere di cose. «Esiste un pubblico spiega un pubblico che apprezza la cosiddetta musica concreta; inoltre piace il packaging originale che spesso accompagna questo genere di cd.

A proposito di fascinazioni, c'è pure quella per la luna che ha portato alla scelta del titolo: «45°12'N 72°54' E».

«Sono le coordinate lunari dei crateri chiamati con il nome di mio figlio, Zeno appunto». Si può dire che a Giuseppe Cordaro la fantasia e l'originalità non mancano proprio: «La prossima incisione? Mi piacerebbe lavorare con i suoni del cosmo». Prepariamoci: la prossima volta sentiremo cose spaziali.

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