Che strana giostra quando la terra trema: Ciro, 11 anni, si salva contro ogni aspettativa dopo aver passato 16 ore sepolto da tonnellate di macerie e spiega, candido, di avere finalmente «la prova che dio esiste». Mentre Lina, 59 anni, finisce uccisa poche decine di metri più in là, schiacciata accanto alla sua utilitaria dalle macerie che cadono dalla facciata, restaurata da poco, della chiesa di Santa Maria dei Suffragi.
La lotteria della fede ha riservato un biglietto vincente anche ad Alessia, la mamma di Ciro, che a dio non credeva affatto e che adesso ha cambiato idea, perché si è salvata lei, si è salvato il marito, Alessandro Toscano, e si sono salvati i suoi tre figli, ed è salva pure la vita che la ragazza porta ancora in grembo, quella di Dalila, la prima figlia femmina che nascerà tra quattro mesi. «Questo è un miracolo, e non c'è un altro modo per definirlo», dice ora Alessia.
Gli antichi greci credevano invece che a tessere i percorsi degli uomini, a disegnarne i destini e a tagliarne i fili fossero le Moire, e ritenevano che nemmeno gli dei potessero interferire con il loro lavoro. Si incrociano le fatalità intorno alla tragedia di Ischia, e il piccolo grande Ciro ha la forza di chi è sopravvissuto, il coraggio di chi ha voluto aiutare i suoi fratellini anche lì, sotto tre piani di casa, aspettando il suo turno per i soccorsi, restando fermo col suo filo di voce a guidare i pompieri per salvare i fratellini Matias e Pasqualino, che suo padre in ospedale tiene sempre in braccio, e poi a raccontare di aver scoperto che dio c'è, che ora lui ne ha la prova inconfutabile, sicuro delle sue parole, con sua mamma che piange accanto a lui, mentre il ministro della Difesa Pinotti arriva in elicottero e fa la sua parata tra i detriti, annunciando di aver portato al bambino salvo e salvatore del fratello «una medaglia per lo straordinario coraggio».
Ciro adesso dice di voler solo lasciare l'ospedale per riprendersi la sua vita di sempre, vuole tornare a giocare a pallone nel campetto di fronte a quella casa che però non c'è più, una casa che, secondo quanto avrebbe raccontato un vicino, era «cresciuta» di due piani negli anni 90. Così anche l'altro tema caldissimo che divide gli animi nella tragedia del terremoto, quello dell'eventuale peso dell'abusivismo edilizio sul bilancio dei danni della scossa di magnitudo 4, entra di prepotenza nella vicenda, finché non verrà chiarito come, se e quando la casa del miracolo è lievitata. Di certo, ora, Ciro e la sua famiglia avranno bisogno di un altro tetto, e con loro gli sfollati, che da migliaia (2.600) sono diventati poche centinaia, 276 la cifra ufficiale arrivata ieri dai due comuni colpiti, quelli di Casamicciola e di Lacco Ameno. L'altra faccia della medaglia, l'altro volto del sisma, appunto, è quello di Lina Balestrieri, moglie del corniciaio di Ischia Porto. Una donna che tutti sull'isola ricordano per il suo grande cuore, quattro figli suoi e due adottati, uno dei quali disabile.
Per lui era stata lei a cambiare un fato avverso, portandolo via dall'orfanotrofio e recuperandolo a una vita più serena, in una grande famiglia che lunedì notte ha perso il suo fulcro, Un fratello medico, Pasquale, consigliere comunale, e una vocazione naturale ad aiutare gli altri, Lina per tirare avanti e arrotondare le entrate non lesinava energie. Occupandosi anche delle pulizie alla sede distaccata del Tribunale di Ischia, dove tutti ricordano lei, e il figlio che spesso la accompagnava al lavoro, con grande affetto.
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