C'è davvero poco da stare allegri, specialmente se negli anni passati ci si è preoccupati del proprio futuro e ora si dispone di qualche risparmio. Da più parti, e specialmente sulla stampa economica, si parla sempre più insistentemente di una patrimoniale alle porte. Il deficit resta alto e soprattutto sono pessimi i dati che riguardano l'avanzo primario, e cioè i conti pubblici prima del pagamento degli interessi, dal momento che si registra un misero 1,5%. Il premier sa che basta un rialzo dello spread, tutt'altro che improbabile, e la Troika si riaffaccia quale ipotesi più che realistica. Ora ha ottenuto un ammorbidimento di toni nella famosa lettera dall'Europa, ma i numeri sono numeri e comunque i ministri delle finanze dell'Unione ieri hanno usato toni molto netti contro l'Italia.L'Europa può piacere o non piacere, ma una cosa è chiara: l'euro è un club che si regge su un certa disciplina. Questo significa che chi utilizza la moneta comune deve stare ai patti ed essi prevedono, in particolare, che i conti pubblici non siano troppo dissestati. L'euro è una moneta fiduciaria: non si regge sull'oro o su qualche altro ben fisico, ma solo sulla fiducia che sa infondere il gruppo dei Paesi che l'emette. E tutti ben sanno che se l'Italia (come pure la Francia) dovesse continuare a far crescere il debito a questi ritmi sarebbero dolori per tutti. C'è insomma bisogno di cambiare musica.In questi anni, ad ogni modo, Renzi ci ha fatto capire piuttosto bene quale sia la sua natura e cosa gli stia a cuore. Ha fatto saltare uno dopo l'altro gli esperti (da Cottarelli a Perotti) cui aveva chiesto di delineare un programma di dimagrimento della spesa, non ha mai preso in considerazione quei tagli degli aiuti di Stato alle imprese che Giavazzi aveva suggerito fin di tempi del governo Monti, ha perso vari mesi su stepchild adoption e dintorni, ha concentrato i propri sforzi sulla conquista del partito (che ora in effetti è in larghissima misura nelle sue mani). Forse credeva di essere alla guida dell'Estonia, un Paese senza debito pubblico, e così si trova a fare i conti con un triste risveglio.Nelle scorse ore pure una Nota di aggiornamento del Superindice dell'Ibl ha evidenziato le gravi difficoltà macroeconomiche della situazione italiana. E se i nostri conti sono per aria, Renzi non può pensare di farci credere che sia colpa della signora Angela Merkel o di qualche misteriosa macchinazione.Il quadro è semplice: uno Stato terribilmente indebitato con una popolazione che dispone ancora di capitali rilevanti ha di fronte a sé essenzialmente due strade. Può tagliare il debito, oppure espropriare. Tra l'altro, tutto lascia intendere che ai burocrati europei questa seconda ipotesi piaccia parecchio, perché si tratta di una soluzione semplice e soprattutto perché nella loro logica ingegneristica il pareggio dei conti è anteposto alle prospettive future.Renzi non ha avuto il coraggio di affondare il coltello nella spesa pubblica, con vere riforme strutturali, e ora si trova in una condizione terribile. È andato di continuo a Bruxelles per chiedere «flessibilità» al posto di «rigore», e nei fatti ha ottenuto soltanto di far comprendere al mondo intero che non aveva alcuna intenzione di provare a mettere ordine nel bilancio italiano.
Tutti si sono resi conto quanto sia difficile, per chi poggia il proprio potere su un insieme di intrecci e relazioni connesse all'intervento statale nell'economia e nella società, riuscire a tagliare le uscite a ad aiutare in tal modo pure il settore privato. Ora Renzi sembra proprio alle corde, ma la sensazione diffusa è che le sue difficoltà saranno assai presto anche le nostre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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