Il Vaticano sarebbe in pressing sul premier Giuseppe Conte per fermare l'eutanasia di Stato. Missione difficile, se non impossibile, visto che la vuole persino il ministro della Salute in quota Leu Roberto Speranza.
Dopo il nulla di fatto al processo contro il radicale Marco Cappato per aver aiutato Dj Fabo a morire in Svizzera, la palla è passata alla Corte costituzionale, che ha detto al Parlamento: avete un anno per fare una legge. Altrimenti tocca a noi. Nel mirino ci sono gli articoli del codice penale che puniscono sia l'assistenza al suicidio sia l'istigazione come fosse lo stesso reato. Adesso che al governo non c'è più la Lega - che sul tema non ha mai fatto mistero di essere contraria all'eutanasia - il pressing di Santa Sede e Cei si sarebbe concentrato sul premier come scrive Luigi Bisignani sul Tempo, con il placet del Quirinale (e con Dario Franceschini come sherpa come racconta invece la Stampa): «Papa Bergoglio e il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin - si legge sul quotidiano romano - si aspettano molto dal premier dopo che si sono esposti per la sua riconferma non solo col Quirinale ma soprattutto con la segreteria Pd». La posizione della Chiesa è netta: «L'eutanasia e il suicidio assistito sono una sconfitta per tutti. La risposta a cui siamo chiamati è non abbandonare mai chi soffre, non arrendersi, ma prendersi cura e amare per ridare la speranza», recita un tweet di Bergoglio dello scorso giugno.
Oltretevere l'allarme è altissimo. Ma la missione del premier Giuseppe Conte si annuncia impossibile senza un miracolo. Lo dice chiaro Gaetano Quagliariello (Idea): «In assenza di una iniziativa parlamentare da qui al 24 settembre la Corte costituzionale potrebbe legalizzare l'eutanasia con un pronunciamento che vincolerebbe le Camere in modo definitivo e irrimediabile». Nell'attuale maggioranza peraltro sia M5s che Pd e Leu hanno presentato diverse proposte di legge. Il primo, vero segnale di resa alla Consulta l'ha dato alla Camera, a inizio settembre, il presidente M5s Roberto Fico, dopo che la mediazione tra le diverse sensibilità e le posizioni in Parlamento non hanno mai portato a un testo base ha eliminato l'eutanasia dal calendario dei lavori dell'Aula.
Il tema è delicatissimo, le sensibilità in Parlamento sono tante e trasversali tra i partiti, ma appare spaventosa l'idea di affidare a giudici e medici il potere di definire il confine tra la vita e la morte. In più, nessuna delle proposte in discussione prevede una qualche forma di obiezione di coscienza dei medici. Metà dei deputati grillini ha firmato una proposta M5s pro eutanasia, ma sulla bioetica il Movimento potrebbe muoversi in ordine sparso. Il Pd invece è spalmato sulle posizioni pro eutanasia dell'Associazione Luca Coscioni: «Si faccia una legge sul fine vita che preveda anche l'eutanasia», aveva detto al Corriere prima dell'estate il segretario democratico Nicola Zingaretti. Difficile che Palazzo Chigi possa smentire il segretario del partito principale alleato di governo, anche se dentro il Nazareno convivono sensibilità diverse sul tema. Soprattutto se si pensa che già prima della rottura di Matteo Salvini, che ha congelato l'iter parlamentare di diverse riforme, il vicepresidente del Csm Davide Ermini (Pd) aveva detto che evitare la ghigliottina della Consulta per via parlamentare era «quantomeno irrealistico».
E chi è che ha firmato la proposta pro eutanasia per Leu? L'attuale ministro della Salute Roberto Speranza, che il 7 marzo di quest'anno ha firmato un testo che
prevede «la non applicabilità degli articoli 575, 579, 580 e 593 del codice penale» per i medici che staccano la spina in presenza di una serie di parametri. È per questo che l'auspicio della Santa Sede è già lettera morta.
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