Il faro dei pm sui fondi ai registi vip

Il ministero ha denunciato le pellicole sospette per costi e documentazione carente

Il faro dei pm sui fondi ai registi vip
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Costi anomali, pellicole fantasma, documentazione carente. È sulla base di questi criteri che il ministero della Cultura nell'ultimo anno e mezzo ha inviato alla guardia di Finanza un elenco di opere che hanno beneficiato del tax credit. La lista però è stata aggiornata e allungata nel tempo fino a superare i 120 film segnalati alle fiamme gialle. Che hanno acceso i fari sui flussi di denaro per verificare possibili illeciti penali, nei bilanci, nelle fatture, nelle spese. Il tax credit infatti fino a poco prima della riforma è stato pensato per coprire il 40% dei costi con il credito di imposta, ma senza un tetto. Dunque più alte erano le spese più alto poteva essere il contributo.

Nel frattempo in Procura sono arrivati alcuni esposti che hanno dato vita a una decina di fascicoli al momento senza indagati né ipotesi di reato. La misura di sostegno voluta dall'ex ministro Pd Dario Franceschini (foto) per sollevare un settore che era in crisi, ha finito per essere, in parte, un contributo a pioggia, andato a sostenere opere da incassi e spettatori minimi. I piccoli produttori lamentano di non avere avuto accesso a quella montagna di fondi pubblici. Di cui avrebbero beneficiato soprattutto le grandi società collegate a quelle internazionali. Ma anche, nei casi peggiori, presunti approfittatori. Il ministero della Cultura è corso ai ripari avviando una convezione con le fiamme gialle per cui a ogni pellicola sospetta oggi corrisponde una segnalazione. Solo a titolo di esempio: due film costati più di 15 milioni di euro, hanno avuto oltre 4 milioni di tax credit e al botteghino hanno incassato poco più di 13 mila euro. Quelli sono stati segnalati.

Le norme sono ormai cambiate, già per volere dell'ex ministro Sangiuliano, e un'ulteriore stretta è stata promessa anche da Giuli. Soprattutto dopo il clamoroso contributo al presunto killer di Villa Pamphili, 863 mila euro per una pellicola di cui non sa al momento nulla. Sono in corso verifiche. Dal Mic si ribadisce che la documentazione di quel film risultava in regola, non mancava nulla, c'era addirittura un link a una parte del girato. Ma si fa notare che non è nelle competenze del ministero poter verificare la veridicità delle fatture o l'autenticità di documenti come quelli delle assunzioni delle troupe. In ogni caso se il ministero dovesse ravvisare illeciti, anche il tax credit a Kaufmann potrebbe finire sul tavolo dei pm romani. Non si esclude che si possa ipotizzare la truffa ai danni dello stato.

Intanto le indagini procedono per una serie di film dai costi stellari, finiti al centro di alcuni esposti, il più corposo quello dell'avvocato Michele Lo Foco, che ha chiesto di verificare le voci di spesa e i bilanci di film tra gli altri, di Nanni Moretti, Paolo Virzì, Denzel Washington, tutti estranei alle indagini. Le somme sospette dei dieci fascicoli aperti ammontano a 200 milioni.

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