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Il fervore rivoluzionario di Maradona foraggiato da bonifici e lingotti d'oro

Molti interessi dietro la lealtà militante di Diego per la dittatura di Caracas. Apriva mercati da lobbista per una società italiana

Il fervore rivoluzionario di Maradona foraggiato da bonifici e lingotti d'oro

San Paolo. Chávez e Maduro hanno sempre riconosciuto Maradona come un amico «rivoluzionario», usandolo come testimonial per diffondere nel mondo le bontà di un modello, quello del socialismo del secolo XXI, che in realtà ha distrutto il Venezuela. Del resto i tatuaggi del Che e Fidel calzavano a pennello per giustificare la retorica castrochavista di Maradona, che arrivò persino a dire che avrebbe indossato la divisa da soldato per difendere la rivoluzione bolivariana da una fantomatica invasione yankee. Occupazione tanto sbandierata dalla dittatura (e da molti media) quanto impensabile.

Viene però fuori adesso che tanto «fervore rivoluzionario» del Pibe de Oro era dovuto, anche o soprattutto fate vobis, dai soldi che negli ultimi anni della sua esistenza gli arrivavano proprio dal Venezuela di Maduro. L'inchiesta della magistratura argentina che indaga sulla morte e sul patrimonio dell'eredità del Diez infatti conferma come dietro la lealtà, militante e militaresca, di Diego nei confronti della dittatura di Caracas ci fossero anche tanti soldi e, lo si è saputo ieri grazie al portale Infobae, anche dei lingotti d'oro.

In uno degli audio resi noti nelle ultime ore a Buenos Aires, infatti, si sente l'avvocato Matías Morla che mentre parla con Maradona lo rassicura, garantendogli che il suo oro era pronto per essere ritirato quando fosse tornato in Venezuela a fare uno dei suoi soliti show pro dittatura. L'ultimo fu tristissimo, all'inizio dello scorso anno, poco prima dello scoppio della pandemia di Covid19.

«Là stanno effettuando pagamenti in oro perché hanno tutti i conti bloccati ma a Dio piacendo risolveremo i contratti, in modo che tutto rimanga lo stesso», si sente dire dall'avvocato di Maradona in uno degli audio diffusi che risalgono al marzo 2019, quando Diego era ancora Direttore Tecnico della squadra messicana di Sinaloa, città nota più che per il calcio per l'omonimo cartello narco. Poi Morla spiega al Diez: «La questione del blocco è molto complicata e loro pagheranno con l'oro, poi ti dirò di persona qual è lo schema».

Maradona, che da Maduro aveva già incassato svariati milioni di dollari tramite la tv Telesur - canale di regime dove Diego aveva un programma dal titolo emblematico, «De Zurda», che in italiano significa «Di Sinistra» - avrebbe incassato quest'oro perché, rivela Infobae, operava anche come lobbista per una società italiana. L'azienda, rivela il quotidiano argentino Clarin, è la barese Casillo, e aveva già legami con Maradona sin dal suo soggiorno a Dubai. Solo da questa azienda, l'ex giocatore recentemente scomparso riceveva 300.000 dollari al mese. In cambio, il suo compito era di «aprire i mercati» nei paesi in cui Diego poteva avere un'entrata forte, come Cuba, dove El Diez ha altre proprietà oggetto dell'eredità, Nicaragua e Venezuela.

Il debito del regime di Maduro con l'azienda Casillo, dedita alla produzione agricola, supera oggi i 73 milioni di dollari. Dietro il sostegno di Maradona alla dittatura di Maduro c'erano insomma anche i lingotti d'oro del regime venezuelano e un fiume di dollari. Che Diego riceveva da un'azienda che lo aveva ingaggiato «anche perché convincesse Maduro a pagare i suoi debiti scriveva ieri il PanAmPost.

O forse Diego davvero era testimonial della revolución chavista solo perché stava dalla parte dei poveri, che il modello del socialismo di Maduro ha decuplicato? Ai posteri l'ardua sentenza.

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