Fi vola nei sondaggi. Obiettivo Berlusconi: centrodestra al 40%

Musumeci in pole. Se il Pd perde la Sicilia più facile ottenere il premio alla coalizione

Fi vola nei sondaggi. Obiettivo Berlusconi: centrodestra al 40%

Quella che prima poteva apparire al massimo come una suggestione, ora inizia a trasformarsi in una tentazione. Forte degli ultimi sondaggi, di una rinnovata capacità di attrazione e di un processo di riaggregazione non ancora completato, Silvio Berlusconi inizia a ragionare sull'obiettivo 40%, ovvero sulla soglia che assegna il premio di maggioranza alla Camera alla lista vincitrice. La «ricompensa» attualmente è assegnata al primo partito e non alla coalizione vincente. C'è però chi ritiene che le elezioni siciliane di novembre possano agire da detonatore e scalfire la resistenza del Pd. Finora il Nazareno si è attestato su uno schema disegnato a misura di ambizioni renziane. Qualora il voto per Palazzo d'Orleans dovesse rivelarsi una debacle e il Pd ne uscisse con le ossa rotte, il segretario potrebbe vacillare (Renato Brunetta ipotizza le dimissioni di Renzi) e aprire a una logica «ulivista» e al premio alla coalizione.

I sondaggi in Sicilia danno il centrodestra unito al 37%, contro il 33 di M5S e il 20 del Pd. Insomma per la prima volta l'idea di agganciare il premio non sembra impossibile. Berlusconi, lasciando Merano, è tornato a lanciare un messaggio di apertura alla Sudtiroler Volkspartei. Tra Pd e autonomisti le incrinature sono visibili e potrebbe aprirsi una finestra di opportunità. Berlusconi non dimentica il 2013 quando a consegnare la vittoria al centrosinistra furono i 146.804 voti della Svp. L'idea sarebbe quella di rilanciare quel tentativo fatto più volte dal 94 in poi, in particolare da Franco Frattini che in Alto Adige stabilì il suo collegio elettorale e arrivò vicino al traguardo.

Le resistenze del partito regionale, però, non sono affatto superate. I sudtirolesi temono che le questioni legate al cosiddetto «federalismo d'oro possano essere rimesse in discussione. La Svp? «Fa parte del Partito popolare europeo, la grande famiglia dei moderati» dice Berlusconi all'Alto Adige. A inizio mese aveva detto che la Svp «è più vicina a noi che al Pd». Delle Politiche parla anche in un'intervista sul Corriere dell'Alto Adige, come di una «battaglia da vincere, che si annuncia durissima». Salvini sarà un alleato o un rivale? «Il partito più forte della coalizione indicherà il nome del candidato». Una linea che il segretario della Lega rilancia a Cernobbio. «Se la Lega prenderà un voto in più degli altri partner del centrodestra sono pronto» a fare il premier.

Naturalmente bisognerà definire perimetro e confini delle alleanze. Berlusconi vorrebbe un albero a più rami, coinvolgendo oltre i tre partiti-cardine anche gli «animalisti» di Michela Vittoria Bramblla, l'Udc di Lorenzo Cesa, i cattolici-liberali dell'ex ministro Enrico Costa, di Stefano De Luca e Cinzia Bonfrisco, i socialisti di Stefano Caldoro e Stefania Craxi, «Idea» di Gaetano Quagliariello, Energie per l'Italia di Stefano Parisi, forse gli «Indignati» di Gaetano Armao.

Senza dimenticare la strategia delle «filiere», con il coinvolgimento delle associazioni e dei professionisti che abbiano organizzazioni capillari. Insomma tanti mattoni per costruire un edificio ambizioso e intercettare la massima parte di coloro che si sentono alternativi al centrosinistra italiano.

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