Roma Non ha neppure un giorno di vita ma il simbolo petaloso della lista Civica popolare è già stato eletto a furor di popolo il più ridicolo presentato in questa campagna elettorale. Vista la necessità di dover rinunciare alla più familiare margherita, dopo le polemica sollevata da Francesco Rutelli, il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha tirato fuori dal cappello il disegno di un fiore regalato, racconta, «dal figlio di una mia amica».
Nel simbolo campeggiano, su uno sfondo rosa acceso, un fiore giallo con i cinque petali. Cinque come i simboli delle anime della lista: Italia dei valori, Centristi per l'Europa, Unione per il Trentino, Italia è Popolare e Ap. E sotto la scritta Civica Popolare, in bella evidenza, il nome della Lorenzin.
In corsa anche il veterano Pierferdinando Casini, ex Udc, e l'attuale ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, che pure fu eletto con l'Udc, e infine Giuseppe De Mita nipote di Ciriaco. La lista petalosa accoglie anche due ex grillini: i senatori Maurizio Romani e Francesco Molinari. Insomma un bel minestrone già silurato dai social. In molti fanno notare che probabilmente Civica popolare avrà più simboli che elettori e si sbizzarriscono a trovare simboli analoghi che vanno da quello della trasmissione «La prova del cuoco» alla coppa Oro Sammontana. Ma la ministra annuncia orgogliosa che si tratta «non di una margherita ma di una peonia, un fiore petaloso che ha una storia e tre parole chiave: crescita, speranza e futuro». Ecco appunto ma quale speranza di crescita, quale futuro può avere questa lista? Fabrizio Cicchitto, che partecipa alla corsa al fianco della Lorenzin, ipotizza addirittura di raggiungere un 3,5 per cento. Obiettivo che appare irrealistico. La lista civica guidata dalla Lorenzin che appoggiava Alfio Marchini per la corsa al Campidoglio nel 2016 prese uno scarso 1,29 per cento. Lorenzin comunque respinge l'ipotesi che si tratti soltanto di una lista civetta che, al fianco del Pd di Matteo Renzi, serva a togliere un po' di voti moderati al centrodestra. «Questa campagna elettorale sembra quella di Cetto Laqualunque, a chi la spara più grossa -dice la Lorenzin- Gli italiani hanno capito che si tratta di promesse non mantenibili. Abbiamo deciso di mettere in campo un progetto politico che non si ferma a queste elezioni, ma va avanti. É una forza politica, non una lista elettorale». La Lorenzin prende in prestito il linguaggio del suo dicastero per illustrare i suoi obiettivi.
«Abbiamo vaccinato gli italiani, ma credo che l'Italia abbia bisogno di un vaccino contro l'incapacità i populismi e gli estremismi -afferma- Vogliamo introdurre un nuovo farmaco: l'ascolto».Rosa e rassicurante la lista Lorenzin punta a conquistare qualche voto tra gli elettori più anziani che da ministro della Salute la Lorenzin ha sempre ascoltato.
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