"La gente sta morendo" Ma i soccorritori scherzavano sulla spa

L'allarme del politico rimasto inascoltato E i tecnici ridevano sulla piscina del resort

"La gente sta morendo" Ma i soccorritori scherzavano sulla spa

Una tragedia annunciata, e sicuramente un'emergenza del tutto sottovalutata. Un'informativa del Nucleo ecologico dell'Arma di Pescara - agli atti dell'inchiesta che vede 23 indagati a vario titolo per abuso d'ufficio, falso, e abusi edilizi, disastro e omicidio colposi - raccoglie altre intercettazioni captate a ridosso della disastrosa valanga che, il 18 gennaio scorso, rase al suolo l'hotel Rigopiano di Farindola uccidendo 29 persone. E punta l'indice contro chi, quel giorno, sottovalutò il rischio quando ancora l'hotel era in piedi, ma ospiti e personale non potevano andare via perché la neve aveva reso inagibile i nove chilometri di strada verso il paese, bloccando la via di fuga verso la salvezza.

Tra le conversazioni finite agli atti ci sono le comunicazioni tra il consigliere regionale di Forza Italia Lorenzo Sospiri con l'allora segretario del Governatore abruzzese Luciano D'Alfonso, Claudio Ruffini, delegato proprio dal presidente - si legge nell'informativa - «alla gestione dei mezzi spazzaneve e delle cosiddette turbine». «La gente sta morendo e voi non vi rendete conto», spiegava allarmato Sospiri a Ruffini (non indagato), che aveva ricevuto un sms simile dalla responsabile della provincia di Teramo, Giuseppina Manente, che sottolineava anche lei invano la necessità di intervenire con urgenza: «Qui conteremo i morti per carenza di soccorsi, forse non vi state rendendo conto». Oggi Sospiri ricorda: «C'era totale disorganizzazione, non si sapeva chi doveva fare cosa».

E che la macchina dell'emergenza avesse avuto problemi a «rendersi conto» del pericolo incombente lo dimostra anche un'altra intercettazione tra un dirigente della Provincia di Pescara, il responsabile della viabilità Paolo D'Incecco, e il dipendente Anas Carmine Ricca. I due parlano delle richieste di aiuto per sgomberare la strada di accesso all'hotel Rigopiano nel pomeriggio del 18 gennaio, alle 15.35, un'ora e mezza prima che la valanga si staccasse dal monte Siella per piombare sull'hotel distruggendolo e uccidendo 29 delle 44 persone che erano presenti nella struttura in quel momento. «Insomma, mica deve arrivare a Rigopiano? Perché se dobbiamo liberare la spa, al limite ci andiamo a fare pure il bagno», scherza Ricca, facendo ridere il suo interlocutore che chiede quando sarà possibile intervenire: «Oggi pomeriggio non si può fare niente?». il dipendente Anas è scettico: «Eh, mo penso di no». «Se ne parla domattina», concludono i due, anche perché, spiega ancora Ricca, «quello con la turbina (il conducente, ndr) fino a mo' ha faticato». Evidentemente l'urgenza non sembrava così urgente. Ma invece meno di due ore dopo l'hotel Rigopiano sarebbe stato cancellato dalla slavina.

Il quadro tratteggiato dalle conversazioni agli atti dell'inchiesta, che suggellano il fallimento della macchina dell'emergenza, ha riflessi sulla politica. Con il gruppo consiliare di Forza Italia che chiede una seduta straordinaria del consiglio regionale per «sentire dalla voce dei vertici del Governo regionale che cosa sta accadendo e che cosa è accaduto nei giorni che hanno preceduto il dramma», considerato «il fallimento della macchina organizzativa della stessa protezione civile regionale».

Con l'inverno alle porte, conclude la nota degli azzurri, che chiedono lumi al Governatore, «vogliamo capire con quale animo e mezzi ci apprestiamo ad affrontare le prossime eventuali nevicate, che cosa è cambiato dal 18 gennaio a oggi e chi sono i soggetti che dovranno vigilare sulla macchina dei soccorsi»

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