diGentile Lord George Gordon Noel Byron, il vostro dichiararvi disinteressato all'eventualità che altri, rispetto a Caroline, vengano in possesso della missiva piena d'ardore che le ha indirizzato, alleggeriscono in me l'imbarazzo che altrimenti avrei provato nell'intromettermi in questa delicata faccenda. Imbarazzo che, comunque, non avrebbe potuto nulla contro l'esigenza di scrivervi: sono colei nel nome della quale voi vi percepite costretto a «sacrificare molto, molto di più» di quanto io, a detta vostra, possa mai sapere o immaginare. E invece conosco bene, non solo perché sono la madre di Caroline e sono legata a lei da quel mistero che, mi permetta, siete voi uomini, tutti, a non potere mai sapere o immaginare. Ma anche perché sono una donna, semplicemente. Inoltre, se ancora non vi bastasse, ho dalla mia una certa complicità con quella servetta capricciosa, pettegola ma a suo modo fedele come nessuno, che è l'esperienza. Tutto questo, mio caro Lord, mi ha portata a difendere il matrimonio di mia figlia con il ragguardevole visconte William Lamb, a nascondere a Caroline la vostra appassionata dichiarazione e mi porta oggi a rispondervi al suo posto. Vedete, mia figlia ha avuto in sorte un viso delizioso e un corpo che, senza inutili modestie, ha ereditato dalla madre e, nella sua armonia, è fatto per accendere le voluttà maschili: ma, al contrario di me, è malauguratamente vittima di un animo romantico a causa del quale ho dovuto faticare non poco per convincerla ad accettare la vantaggiosa proposta di matrimonio da parte del visconte. I miei sforzi le hanno messo al riparo il futuro, ma disgraziatamente non hanno potuto metterle al riparo il cuore che si è immediatamente acceso dal primo momento in cui vi ha incontrato. Povera, povera Caroline: la mia bambina crede, nella sua ingenuità, di ritrovarsi finalmente e fatalmente protagonista di una grande passione amorosa e si è convinta di essere lei il motivo dell'ardore che ha mosso i vostri comportamenti finora e che muove le vostre parole. Ma io ne ho viste tante, Lord Byron: ne ho vissute troppe. Posso perciò assicurarvi che voi non siete minimamente innamorato di mia figlia, bensì siete innamorato delle emozioni a cui l'illusorio amore per mia figlia vi permette di accedere e dunque, in definitiva, siete innamorato di voi stesso. La sprovveduta ha la sensazione che la vostra sia una storia intensa e straordinaria, mentre è semplicemente la storia di una giovane donna piacente, ma simile a tante altre, con un uomo lui sì davvero intenso, lui sì straordinario, quale voi siete. Intenso, straordinario e dunque pericoloso: perché la vostra natura non vi porterà mai ad accontentarvi di ciò che avete. L'unica speranza della mia Caroline per venire difatti quantomeno ricordata da voi, un giorno, sarà quella di sottrarsi dalle vostre brame, fino a che è ancora in tempo, e tornare alle responsabilità del suo matrimonio, come io mi sto ostinando affinché faccia.
Datemi retta: vi aspettano ancora tante Caroline, tanti corsetti proibiti da slacciare, tanti volti su cui fantasticare, tante ferite da sentire come irreparabili, tante donne, consentitemi la sfacciataggine a cui mi invita l'immediata simpatia che tuttavia provocate in me, da illudervi di amare per avere un temporaneo svago dalla mancanza di senso dell'esistenza umana che gli esseri benedetti e maledetti da un temperamento come il vostro sono destinati a percepire.
Quindi lasciate la mia Caroline a quegli agi e a quella tranquillità che mettono in salvo chi ha la fortuna di essere limitato come lei, ma a voi non potrebbero mai essere sufficienti, né adesso né mai. Abbiate fede: ci tengo a ribadire che scrivo questo non perché non so e non immagino. Ma proprio perché so, caro Lord. Perché immagino.
Se vi rimane qualche dubbio, potremmo incontrarci domani, nel pomeriggio, a casa vostra, perché io possa dimostrarvi quanto so riconoscere, e trattare, uomini come voi. Fatemi sapere. A differenza che con la mia bambina, con me potete evitare di avere qualsiasi scrupolo.Vostra, Lady Mary
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