Cronache

Il giallo di Calissano: la porta aperta, il pusher e l'ultima telefonata

Disposta l'autopsia. Si cerca il medico che lo curava. La compagna: "Non si è suicidato"

Il giallo di Calissano: la porta aperta, il pusher e l'ultima telefonata

«L'avevo sentito all'ora di pranzo del giorno prima. Paolo era tranquillo, sono certa, non si è suicidato». E la Procura di Roma apre un fascicolo per morte come conseguenza di altro reato. È giallo sulla morte dell'attore Paolo Calissano, 55 anni, trovato senza vita giovedì sera nella sua abitazione alla Balduina. La porta chiusa senza mandate, il corpo steso sul letto, il cellulare, spento, sul divano. La casa, al piano terra in via Alberto Cadlolo 90, in ordine. Psicofarmaci ovunque, soprattutto in camera da letto e in cucina. Le indagini dei carabinieri puntano sulle sostanze sequestrate e sottoposte ad analisi nei laboratori del Ris, sul traffico telefonico dell'attore, sulle riprese delle videocamere nella zona. Il pm ha disposto l'ispezione necroscopica esterna sul cadavere per poi disporre l'autopsia e le analisi tossicologiche. Primo interrogativo: c'era qualcuno con Calissano, visto che l'ingresso non era chiuso a doppia mandata dall'interno? Fra i farmaci trovati c'era della droga, cocaina? È l'ex compagna dell'attore, Fabiola Palese, 43 anni, estetista, a ricordare le ultime ore prima della drammatica scoperta. «Paolo era una persona buona, l'avevano messo tutti da parte nonostante avesse pagato per quel maledetto incidente in cui morì di overdose una donna. Non vivevamo più assieme, ma siamo rimasti grandi amici. Ci volevamo bene, io c'ero sempre per lui e lui c'era sempre per me. Punto. Certe volte litigavamo: era depresso, io cercavo di scuoterlo. Prendeva ansiolitici, farmaci per il controllo dell'umore, medicine per dormire. Spesso non usciva per giorni, io insistevo, lui si arrabbiava e mi bloccava su WhatsApp. Come l'ultima volta. Ma la mattina del 29 dicembre mi sono accorta che mi aveva sbloccata. Ci siamo sentiti tra l'una e le due del pomeriggio. Parlavamo del Capodanno. Ci saremmo dovuti risentire la sera». Il custode dello stabile conferma di averlo visto in mattinata. Passano le ore, il telefono squilla a vuoto. L'ultimo accesso su WhatsApp è delle 20,18. La mattina successiva, 30 dicembre, lo smartphone è spento, probabilmente la batteria è scarica. Calissano è già morto come sostiene il primo esame del medico legale? L'ex compagna, che gestisce un B&B nel quartiere Prati, è preoccupata. Ha le chiavi dell'appartamento per le emergenze. Teme il peggio Fabiola, alla 20,30 si fa accompagnare da un'amica. «In camera da letto sono entrata solo io - ricorda a Il Giornale -, l'ho trovato steso, è stato tremendo. Assieme ai carabinieri arriva un'ambulanza con un medico, ma non c'è nulla da fare. «Paolo era dipendente da quei farmaci - continua Fabiola Palese -, tanto che in ottobre si era ricoverato un mese in una clinica per disintossicarsi e uscire da quella dipendenza. Ma lo avevano isolato tutti. Il mondo dello spettacolo, che adesso lo piange, è stato spietato con lui». Un mix di benzodiazepine e altre sostanze l'ipotesi della morte dell'attore famoso.

Da qui anche l'importanza di chiarire il ruolo del suo medico curante ed, eventualmente, dare la caccia a un possibile spacciatore nel caso la morte sia ricondotta all'uso di stupefacenti.

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