Roma Pier Luigi Boschi, padre del sottosegretario Maria Elena, potrebbe essere «salvato» dalla Procura di Arezzo dalla quale era stato indagato per bancarotta fraudolenta. I magistrati, secondo indiscrezioni, avrebbero chiesto l'archiviazione per Boschi Sr nel filone riguardante la liquidazione da circa 700mila euro concessa all'ex direttore generale dell'istituto, Luca Bronchi. La buonuscita era stata concessa dal cda guidato dal presidente Lorenzo Rosi, di cui il papà del sottosegretario era semplice consigliere (sarebbe diventato vicepresidente in quello successivo) e una precedente ordinanza del gip aretino individuava in un accordo personale tra Rosi e Bronchi la causa di quell'emolumento straordinario. Altre fonti giudiziarie hanno però rilevato che la posizione non sarebbe stata ancora esaminata per cui non si può affermare alcunché né in merito a un'eventuale archiviazione né a un rinvio a giudizio. In ogni caso, papà Boschi non è coinvolto nel filone riguardante la concessione senza adeguata istruttoria da parte di Etruria di 180 milioni di finanziamenti, ben presto diventati crediti in sofferenza che hanno contribuito al dissesto della banca aretina. I vari filoni di inchiesta (due per bancarotta, uno per truffa e uno per ostacolo alla vigilanza) potrebbero essere riunificati in un unico dibattimento. Lo si vedrà a ottobre quando inizierà il primo processo contro i vertici in carica fino al 2011.
Alla possibile clemenza sotto il profilo penale non ne corrisponde altrettanta da quello delle autorità di vigilanza, con risultati non sempre sovrapponibili. Alle sanzioni da 4,7 milioni di euro irrogate da Bankitalia tra il 2014 e nel 2016 stanno per dare seguito le multe della Consob che dovrebbero attestarsi a 2,8 milioni di euro. Per Pier Luigi Boschi la sanzione dovrebbe ammontare ad almeno 90 mila euro, mentre l'ex presidente Giuseppe Fornasari dovrebbe essere multato per 100mila euro e Bronchi per 120mila. Secondo l'autorità, i manager dell'istituto avrebbero occultato la grave situazione finanziaria della banca alla clientela rimasta all'oscuro dell'elevato profilo di rischio delle obbligazioni subordinate «abdicando ai propri doveri di diligenza e correttezza».
Consob ha reso noto nella delibera di aver respinto la richiesta di alcuni sanzionati di non rendere pubblico il provvedimento allo scopo di non pregiudicarne «il profilo reputazionale». Ha prevalso, però, la volontà di sanzionare pubblicamente «la dimensione e durata nel tempo delle condotte scorrette».
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