Giallo sulle dimissioni E il Vaticano attacca: «Lascia solo macerie»

Marino rinvia a lunedì l'atto formale di rinuncia alla poltrona Sel riapre uno spiraglio. E l'«Osservatore Romano» lo stronca

I gnazio Marino si concede un altro fine settimana da sindaco e apre un piccolo giallo sul suo annunciato passo indietro. Le dimissioni diramate a mezzo stampa già giovedì sera, infatti, ieri non sono state formalizzate. E poco prima di lasciare il Campidoglio, il quasi ex primo cittadino in serata ha fatto sapere che il passo indietro diventerà ufficiale solo lunedì prossimo. Da quel momento decorreranno i venti giorni al termine dei quali le dimissioni di Marino e dei suoi assessori diventeranno efficaci.

Marino dunque ha scelto di decadere (forse) il 2 novembre, giorno dei defunti, e non è chiaro il motivo del nuovo rinvio, che si aggiunge a quell'accenno, nella lettera, alla possibilità di cambiare idea nei 20 giorni durante i quali «le dimissioni possono essere ritirate». Di certo ieri la presidente del Consiglio comunale, Valeria Baglio, ancora nel tardo pomeriggio si era detta convinta che il deposito della lettera di dimissioni sarebbe «avvenuta in giornata», correggendo il vice dimissionario di Marino, Marco Causi, che poco prima aveva confermato ai cronisti che la formalizzazione era già stata fatta. E invece no.

Sarà un caso, ma il giorno dopo la capitolazione con giallo è anche quello nel quale Sel - che giovedì aveva contribuito a dare la spallata al sindaco, offrendo al commissario Pd di Roma Matteo Orfini la propria disponibilità a presentare una mozione di sfiducia congiunta per spingere Marino a dimettersi - sembra invece riaprire uno spiraglio al primo cittadino. «Venga in Campidoglio a spiegare le sue ragioni e le sue eventuali proposte. Sel ascolterà con rigore e attenzione», scrivono il segretario romano del partito di Vendola, Paolo Cento, e il capogruppo Gianluca Peciola. Ma forse è solo un contentino dato da Sel alla base del partito, che non ha affatto gradito l'assistenza fornita ai dem per detronizzare il sindaco. Che ieri è tornato regolarmente al lavoro con i suoi assessori, esclusi quelli che ieri hanno rassegnato le dimissioni. Tra matrimoni da celebrare e provvedimenti da chiudere, Marino ha dribblato i cronisti sia all'arrivo sia andando via, senza come detto formalizzare il suo addio. Ma in compenso ha trovato il tempo di ritwittare l'omaggio che gli ha cinguettato il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, rendendo onore al collega che «ha avuto il coraggio di affrontare la mafia».

Più apocalittico il commento di Oltretevere. Se giovedì sera era stato il direttore della Caritas di Roma, monsignor Enrico Feroci, a salutare le «più che doverose» dimissioni del sindaco, ieri è toccato al quotidiano della Santa Sede commentare il passo indietro di Marino, innescato proprio con le polemiche nate dopo il viaggio «da imbucato» negli Usa al seguito del Papa. «La capitale, a meno di due mesi dall'inizio del Giubileo, ha la certezza solo delle proprie macerie», scrive l' Osservatore Romano nell'edizione odierna, trovando nell'addio del sindaco «una sola grande certezza: Roma davvero non merita tutto questo».

Intanto si rimette in moto anche la procura sul cena gate , nonostante i 19mila euro restituiti ieri da Marino alle casse comunali. Proprio lunedì l'aggiunto Francesco Caporale e il pm Roberto Felici affideranno le deleghe per acquisire gli atti in Campidoglio, e probabilmente iscriveranno il sindaco dimissionario nel registro degli indagati per il reato di peculato (ipotesi che ha «imbarazzato» l'assessore alla Legalità Alfonso Sabella).

Oltre al lavoro «documentale» sugli scontrini e sui giustificativi, i magistrati ascolteranno anche i ristoratori e gli ospiti del sindaco, che già sui giornali avrebbero smentito la natura «istituzionale» di quegli incontri conviviali.

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